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"Decreto “salva Italia” e principi della nuova previdenza"

di Cinzia Renna

Rigore, equità e sviluppo: sono queste le tre direttrici lungo le quali si articola il decreto-legge approvato il 4 dicembre u.s. dal Consiglio dei Ministri e finalizzato, attraverso una serie di misure urgenti, a garantire stabilità finanziaria, crescita ed equità.
Le motivazioni che hanno portato il Governo ad approvare un nuovo decreto in materia economico finanziaria risiedono, come noto ormai a tutti, nella gravissima congiuntura finanziaria internazionale, che ha reso improcrastinabile l’assunzione di una serie di provvedimenti pesanti e “dolorosi”, pur in un quadro destinato a favorire, nel contempo e ove possibile, un rilancio del sistema Italia.
Nuova imposizione fiscale, lotta all’evasione, riduzione di costi, sono tutti elementi di una manovra da circa venti miliardi di euro strutturali nel triennio 2012-2014, destinata ad incidere significativamente sugli italiani.
Una parte della manovra riguarda anche il sistema previdenziale, là dove esso viene rivisto per estendere a tutti il metodo contributivo per il calcolo delle pensioni per le anzianità future dal primo gennaio 2012, per istituire un sistema flessibile per l’età di pensionamento, che, nel settore del pubblico impiego, viene elevata a 66 anni sia per gli uomini che per le donne con una fascia di uscita flessibile incentivata fino a 70 anni.
L’annuncio del nuovo regime pensionistico ha suscitato indubbie reazioni negative, soprattutto in coloro che, ormai in dirittura d’arrivo, si vedono all’improvviso spostata in maniera considerevole la linea del traguardo e, di conseguenza, l’accesso ai benefici attesi.
In relazione a ciò, non certo per favorire l’accettazione, ma quanto meno la comprensione in ordine alle motivazioni che hanno portato alla decisione sopra accennata, può apparire utile ripercorrere alcuni passaggi della Relazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sull’argomento.
L’insieme dei provvedimenti relativi alle pensioni, primo tassello di una annunciata riforma più completa del mercato del lavoro, “abbraccia un’ottica di lungo periodo, ma orienta nell’immediato l’applicazione dei principi di equità, di trasparenza, di semplificazione e di solidarietà sociale”. Le misure adottate trovano così il loro fondamento su una serie di principi e poggiano su una serie di pilastri che di seguito si vanno a schematizzare.

 

Principi della riforma previdenziale

Affermazione del metodo contributivo come criterio di calcolo delle pensioni, in un’ottica di equità finanziaria, intragenerazionale e intergenerazionale.

Previsione di un percorso predefinito di convergenza del trattamento previsto per uomini e donne.

Abbattimento delle posizioni di privilegio.

Presenza di clausole derogative soltanto per le fasce più deboli e le categorie dei
Bisognosi.

Flessibilità nell’età di pensionamento, che consente al lavoratore maggiori possibilità di scelta nell’anticipare o posticipare il ritiro dal mercato del lavoro, a fronte di una sua valorizzazione da parte datoriale e di una piena tutela del diritto alla scelta.

Semplificazione e  trasparenza dei meccanismi di funzionamento del sistema, con
l’abolizione delle finestre e di altri meccanismi che non rientrino esplicitamente nel modello contributivo.

Pilastri del nuovo modello previdenziale

Si armonizzano età, aliquote e modalità di calcolo delle prestazioni.

Si individuano requisiti minimi per accedere ai trattamenti previdenziali, in linea con la speranza di vita per le diverse fasce di età e in coerenza con gli altri ordinamenti europei.

“Pensione di vecchiaia” e “pensione anticipata” restano diritti ineludibili dei cittadini, il cui esercizio corrisponde non solo alla sussistenza di un requisito esogeno di “anzianità” o di “vecchiaia”, ma anche a scelte flessibili di opportunità personali.


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