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Puglia, cambia la gestione dei rifiuti urbani: approvata una delibera
Dall’1.1.2012 soppresse le 15 Autorità d’ambito. Gli Ato avranno confini provinciali. Crescono le responsabilità dei comuni, ad esempio, individuare la tariffa di copertura dei costi urbani. Ai Comitati interistituzionali il compito di aggiornare il piano d’ambito (PdA) ogni sei anni. Alle province definire la tariffa di conferimento agli impianti RSU e alla filiera della differenziata

È stata approvata il 5 dicembre in giunta la delibera che prevede l’abolizione delle autorità d’ambito così come la legge nazionale n. 42 del 26.3.2010 aveva imposto. La ratio della norma era quella di abolire gli enti di diritto pubblico intermedi allo scopo di eliminare le spese superflue e di ripartire le funzioni degli Ato ad enti già esistenti (dunque, non di nuova creazione).
La proposta di legge approvata dalla giunta, per quanto riguarda la gestione integrata dei rifiuti, ha optato, per quanto riguarda le competenze, per una triplice ripartizione tra comuni, province e comitati interistituzionali.
“Il modello di governance progettato dal Governo regionale – ha spiegato l’assessore Nicastro – che verrà sottoposto ai passaggi istituzionali in commissione e consiglio, tiene conto delle indicazioni” della legge nazionale e della volontà espressa “nella legge regionale 14/2011 che ha ridotto da 15 a 6 gli Ambiti territoriali ottimali (Ato), con conseguente attivazione di una sola autorità di Ambito per ciascuna provincia”.
Il fine dell’Assessorato e della Regione Puglia, per Nicastro, è la semplificazione e la razionalizzazione del sistema di gestione dei rifiuti e mediante l’incentivazione della raccolta differenziata la compensazione dei maggiori costi dell’indifferenziata.
L’abolizione delle Autorità d’ambito, e l’allargamento geografico dei confini degli Ambiti territoriali ottimali a limiti provinciali – ha spiegato Nicastro – “permetterà di razionalizzare l’uso degli impianti esistenti (armonizzando il flusso di conferimenti in tutta la Regione) e, quindi, di ammortizzare anche i costi fissi degli stessi su più realtà comunali”. E’ questa la logica con cui si sta lavorando: – ha proseguito Nicastro – 38 milioni di euro per promuovere la raccolta differenziata attraverso progetti comunali finalizzati ad implementarla, sono un chiaro segnale della volontà del governo regionale di mettere a disposizione dei Comuni, tutti gli strumenti per compensare i maggiori costi di conferimento dell’indifferenziato con i vantaggi economici della differenziata e del recupero dei materiali”.
Secondo Nicastro, la proposta mira a determinare una maggiore responsabilità dei comuni, delegando loro, “come singoli o in forma associata, le funzioni di gestione dei rifiuti urbani (e anche quelli assimilati) avviati allo smaltimento, di determinare la tariffa di copertura dei costi tramite contribuzione dei cittadini e, infine di avvalersi degli impianti individuati dalla pianificazione regionale.
Inoltre si formano i Comitati Interistituzionali, da istituirsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge. Questi comitati, ha spiegato Nicastro, hanno questi importanti compiti: “L’adozione e l’approvazione della pianificazione d’ambito e l’aggiornamento del Piano d’Ambito (PdA) ogni sei anni, con facoltà di esprimere pareri, seppur non vincolanti, su pianificazione della gestione del ciclo di determinazione delle politiche tariffarie, della localizzazione degli impianti, della modalità di gestione del ciclo e degli impianti per il trattamento dei rifiuti presenti sul territorio”.
Cosa accade alle province? “Alle Province infine, – in attesa delle novità che potrebbero riguardare la loro nuova organizzazione, ha detto Nicastro – la proposta di legge demanda le competenze di disciplina e monitoraggio della gestione dell’impiantistica pubblica, aggiornamento e determinazione delle tariffe sia per il conferimento degli RSU ad impianti che per quelli da raccolta differenziata e, infine di individuazione di criteri e modalità di utilizzazione degli impianti. L’auspicio al termine di questo processo – ha concluso Nicastro – è che in tutta la regione, sul tema, si parli una sola lingua e non vi siano disparità di costi per i cittadini”.


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