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Pareggio di bilancio in Costituzione
Gli enti locali concorrono all'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea. Stretta sul ricorso al debito. Lo prevede il d.d.l. approvato al Senato. Appuntamento a febbraio per la terza lettura

L’Aula del Senato ha dato ieri il via libera, in seconda lettura e senza alcuna modifica al testo approvato il 30 novembre scorso alla Camera dei deputati, al disegno di legge che introduce in Costituzione il principio del pareggio di bilancio. I voti a favore sono stati 255, 14 gli astenuti (Coesione territoriale) nessun contrario. Il provvedimento ora resterà fermo per tre mesi, prima di essere di nuovo esaminato ancora dalla Camera e poi di nuovo dal Senato per l’approvazione definitiva, come previsto per le modifiche alla Costituzione. Tra le misure previste nel d.d.l., che come vedremo interessano anche le amministrazioni locali, c’è anche l’istituzione “presso le Camere, nel rispetto della relativa autonomia costituzionale, di un organismo indipendente” con “compiti di analisi e verifica degli andamenti di finanza pubblica e di valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio”. Il nuovo articolo 81 della Costituzione recita quindi: “Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”. Il ricorso all’indebitamento sarà consentito “solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali”. Il testo approvato prevede inoltre che siano le “Camere, secondo modalità stabilite dai rispettivi regolamenti” ad esercitare la “funzione di controllo sulla finanza pubblica con particolare riferimento all’equilibrio tra entrate e spese, nonché alla qualità e all’efficacia della spesa delle pubbliche amministrazioni”. Le pubbliche amministrazioni vengono chiamate a rispondere allo stesso obiettivo: “le pubbliche amministrazioni – si legge nel testo approvato – in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico”. Medesimo richiamo per comuni, province, città metropolitane e regioni che “hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa nel rispetto” però “dell’equilibrio dei relativi bilanci e concorrono all’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea”. La legge che verrà approvata entro il 28 febbraio del 2013 disciplinerà anche la facoltà degli enti territoriali di ricorrere all’indebitamento e le modalità attraverso cui questi debbano concorrere “alla sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni”. “Noi non abbiamo mal di pancia nell’esprimere convintamente un voto favorevole alla legge che introduce in Costituzione il pareggio di bilancio. Questo perché, e lo dico ai numerosi ‘dolenti’ che ho sentito in quest’aula, il gruppo del Partito democratico non ha atteso le raccomandazioni e la decisione degli organismi europei per intraprendere la strada della riforma delle regole che presiedono alla decisione, alla gestione e al controllo del bilancio delle pubbliche amministrazioni, ma ha avanzato da tempo molte proposte”, ha detto il senatore Enrico Morando intervenendo in dichiarazione di voto per il Pd nell’aula di Palazzo Madama. “L’approvazione del ddl che prevede l’approvazione del pareggio di bilancio oltre a introdurre una novità fondamentale dimostra che la ricreazione è finita”, fa eco in una nota il presidente dei senatori dell’Udc, Gianpiero D’Alia. “Serve una nuova considerazione del bilancio pubblico – osserva D’Alia – perchè il livello del nostro debito pubblico è tale da impedire la crescita e lo sviluppo soprattutto delle zone meno sviluppate del Paese”. Per il capogruppo centrista il voto di oggi rappresenta anche “una cambio di mentalità rispetto anche a quella politica che negli anni passati ha governato aumentando il debito e facendo leva sulla spesa pubblica. Il nostro voto dimostra che la ricreazione è finita”.


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