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Permessi di soggiorno cari
Da 80 euro a 200 euro: questo il contributo che si dovrà pagare per effetto del decreto attuativo del pacchetto sicurezza Berlusconi (legge 94/2009), appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Parte dei fondi destinati alla sicurezza

Da un minimo di 80 a un massimo di 200 euro per richiedere o rinnovare il permesso di soggiorno. È una vera e propria stangata (annunciata) quella che incombe sugli immigrati. Che a partire dal prossimo 30 gennaio dovranno fare i conti con la nuova tassa prevista dal decreto del Ministero dell’economia 16.10.2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 304 del 31.12.2011 e avente a oggetto “Contributo per il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno”. Il balzello, previsto in uno dei pacchetti sicurezza del governo Berlusconi, la legge 94 del 2009, non era ancora entrato in vigore. A sbloccarlo ci ha pensato il decreto firmato appunto  lo scorso 6 ottobre dagli allora ministri dell’economia e dell’interno Giulio Tremonti e Roberto Maroni. Nel dettaglio, bisognerà sborsare 80 euro per i permessi di soggiorno “di durata superiore a tre mesi e inferiore o pari a un anno”, 100 euro per i permessi di soggiorno “di durata superiore a un anno e inferiore o pari a due anni” e 200 euro per il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo (la cosiddetta “carta di soggiorno”). La somma, naturalmente, si aggiunge ai 27,50 euro del permesso di soggiorno in formato elettronico e ai 30 del “servizio di accettazione delle istanze sottoposte a bollo”. Non sono tenuti a versare la nuova tassa gli stranieri under 18, quelli che entrano nel territorio nazionale per ricevere cure mediche (e i loro accompagnatori), quelli che richiedono il rilascio e il rinnovo del permesso per asilo, richiesta di asilo, protezione sussidiaria o motivi umanitari e quelli che richiedono l’aggiornamento o la conversione del permesso di soggiorno in corso di validità. Circa la destinazione dei soldi cosi incassati, una metà andrà a finanziare lo speciale fondo rimpatri finalizzato a coprire le spese connesse al “rimpatrio dei cittadini stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale verso il paese di origine, ovvero di provenienza”, l’altra metà finirà al Ministero dell’interno per le spese di “ordine pubblico e sicurezza” (40%), per gli Sportelli unici (30%) e per l’attuazione dell’Accordo di integrazione previsto dal testo unico sull’immigrazione del 1998.


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