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Regioni contro le liberalizzazioni
Contro la “mano libera” sugli orari dei negozi scendono in campo, dopo la Toscana, anche la Puglia e il Piemonte. E intanto il premier Monti studia nuovi settori di intervento

Amministrazioni regionali in rivolta contro le liberalizzazioni degli orari dei negozi. Da Nord a Sud. “La norma sulle liberalizzazioni così come è congeniata produce più danni che benefici. È per questa ragione che la maggior parte delle regioni sta decidendo di impugnarla. Tra queste anche noi della Puglia”, ha reso noto ieri l’assessore allo sviluppo economico e vicepresidente della giunta regionale pugliese, Loredana Capone.  “Il rischio è – afferma Capone – che la liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture ovunque, anche nei piccoli comuni non turistici sia solo un regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese. Tutti riconosciamo che un minimo di regole è utile anche alla concorrenza in quanto serve per evitare che i più grandi e i più forti divorino i più piccoli facendoli fallire: la liberalizzazione totale però, rischia di diventare onnivora e uccidere il piccolo commercio nei centri urbani”.  Secondo Capone, “che senso ha infatti imporre un’apertura 24 ore su 24 in piccoli comuni che nulla hanno a che fare con le visite turistiche e con la possibilità davvero di vendere i loro prodotti nell’arco domenicale, durante le feste ovvero durante la notte? Se la norma doveva servire ad aumentare i consumi il governo ha seguito la strada sbagliata, il rilancio dei consumi infatti può avvenire solo se si aumentano gli stipendi e i redditi delle famiglie dei ceti medi e bassi non semplicemente aumentando le ore di apertura dei negozi che rimangono vuoti”. “La Regione Piemonte impugnerà davanti alla Corte Costituzionale l’art. 31 della manovra Monti nella parte in cui si occupa degli orari di apertura degli esercizi commercialì’, ha fatto eco il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, osservando che “la manovra interviene su una materia che e’ di competenza regionale. Le valutazioni del genere devono essere fatte sul territorio, in base a specifiche esigenze”.  “L’apertura indiscriminata, praticamente senza regole – sottolinea il governatore del Piemonte – non porta benefici per i consumi e, in compenso, causa grossissimi problemi ai piccoli esercizi già duramente colpitì’. Nei giorni scorsi era stato il turno della Toscana: “La liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture e’ solo un altro regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese. Un minimo di regole e’ utile anche alla concorrenza. Tutto questo mentre bisognerebbe invece rilanciare il piccolo commercio per fini sociali, di sicurezza, vivibilità e di identita”’, aveva affermato il presidente Enrico Rossi nel commentare la decisione circa l’impugnazione presa dalla giunta. Intanto in questi giorni di festa il premier Mario Monti, al lavoro sulle misure per la crescita, non ha nascosto l’intenzione di rilanciare il processo di liberalizzazioni già avviato con il decreto salva-Italia a dicembre. Si tratterebbe – viene spiegato – di “allargare la platea delle categorie interessate” e non di “forzare la mano” su un argomento così delicato. È certo, però, che nelle intenzioni dell’esecutivo alcune barriere alla libera concorrenza rappresentano uno dei vincoli principali al rilancio economico del Paese.  


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