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Codice etico per i dipendenti pubblici
Lo prevede un emendamento del Governo al ddl corruzione. Una specifica sezione dedicata ai doveri dei dirigenti, articolati in relazione alle funzioni attribuite

In arrivo un codice etico per i dipendenti pubblici. È una delle novità contenute negli emendamenti messi a punto dal Governo al disegno di legge sulla corruzione. A presentarli (sono otto in tutto) per l’esame dell’aula il ministro della pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi. “Il governo – si legge nell’emendamento in esame – definisce un codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo della cura dell’interesse pubblico. Il codice contiene una specifica sezione dedicata ai doveri dei dirigenti, articolati in relazione alle funzioni attribuite”. Il codice, approvato con d.P.R., previa deliberazione del consiglio dei ministri, su proposta del ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, previa intesa in Conferenza unificata, è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e consegnato al dipendente che lo sottoscrive all’atto dell’assunzione. La violazione dei doveri contenuti nel codice compresi quelli relativi all’attuazione del piano di prevenzione della corruzione, è fonte di responsabilità disciplinare. La violazione dei doveri è altresì rilevante ai fini della responsabilità civile, amministrativa e contabile ogni qual volta le stesse responsabilità siano collegate a violazioni di doveri, obblighi, leggi o regolamenti. Per ciascuna magistratura e per l’avvocatura dello Stato, gli organi delle associazioni di categoria adottano un codice etico a cui devono aderire gli appartenenti alla magistratura interessata. In caso di inerzia il codice è adottato dall’organo di autogoverno. Sulla applicazione dei codici etici vigilano i dirigenti responsabili di ciascuna struttura, le strutture di controllo interno e gli uffici di disciplina. Torna intanto per l’esame d’aula l’emendamento del Pdl a firma Francesco Paolo Sisto che prevede che ci sia concussione solo se vi è passaggio di denaro o altra utilità patrimoniale. Il deputato del Pdl ha ripresentato la proposta battezzata anti Ruby, secondo la quale comportamenti indebiti che non abbiano ad oggetto un bene di rilevanza patrimoniale potrebbero dunque non essere più reato, almeno a titolo di concussione. Un “emendamento – sottolinea Sisto – che non nasce affatto dal processo milanese ma che vuole evitare pene così gravi a fronte di comportamenti che non abbiano altrettanta gravità“. Il parlamentare fa l’esempio del sindaco che ha spinto il consigliere comunale incompatibile a dimettersi e ha così fatto subentrare un altro soggetto in sua vece e per questo è stato accusato di questo reato. “Cambiano i governi, cambiano le maggioranze, ma non cambia il vizio di alcuni esponenti del Pdl di interpretare il proprio ruolo in parlamento come mera estensione del collegio difensivo di Silvio Berlusconi”, commenta la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. “Il regolamento della Camera – aggiunge – è molto rigoroso ed una norma come quella dovrebbe essere dichiarata inammissibile perché estranea ad un provvedimento che mira a rafforzare la lotta alla corruzione. Se quella norma fosse approvata sarebbe un grave passo indietro rispetto anche all’attuale sistema repressivo. E si aprirebbe il varco a comportamenti illeciti che resterebbero impuniti”. Per quanto riguarda altre possibili novità, spicca l’emendamento sempre a firma di Sisto secondo cui oltre alla condanna per calunnia e diffamazione il dipendente pubblico che denuncia il falso deve rispondere anche per responsabilità civile ai sensi dell’artitocolo 2043 del codice civile. E dunque deve risarcire anche il danno causato. Un altro emendamento a firma Manlio Contento, anche lui del Pdl, che riporta alla cosiddetta white list ed il controllo in capo alle prefetture, prevede che “per l’efficacia dei controlli antimafia” nelle attività imprenditoriali “presso ogni prefettura è istituito l’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa operanti nei medesimi settori”.


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