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Dipendenti pubblici, Tfr al 100%
Il C.d.M. di venerdì scorso si adegua a quanto stabilito dalla Consulta con la sentenza n. 223/2012, restituendo così il 2,5% della liquidazione ai dipendenti pubblici assunti prima del 2001

Stop alla ritenuta del 2,5% sul Tfr dei dipendenti pubblici, in attuazione della sentenza n. 223/2012 della Corte costituzionale che aveva bocciato la parte della manovra Tremonti del 2010 che estendeva il Tfr anche ai pubblici. La notizia si legge nel comunicato di Palazzo Chigi pubblicato al termine del Consiglio dei Ministri di venerdì scorso. Il C.d.M., sottolinea la nota, “ha approvato un decreto-legge che, in attuazione della recente sentenza della Corte costituzionale n. 223 del 2012, ripristina la disciplina del trattamento di fine servizio nei riguardi del personale interessato dalla pronuncia”. La sentenza della Consulta interveniva anche su altri temi relativi al pubblico impiego, bocciando anche i tagli alle retribuzioni delle alte dirigenze pubbliche. Per quanto riguarda le altre parti della sentenza della Consulta, il C.d.M. ha stabilito “che si procederà in via amministrativa attraverso un d.P.C.M. ai sensi della legislazione vigente”. Quest’ultimo provvedimento  è atteso nel giro di due o tre mesi al massimo, e prevederà una spesa di circa 300 milioni di euro e sarà finanziato con tagli ai ministeri. Sul piano finanziario, l’annullamento della norma dichiarata costituzionalmente illegittima vale circa 3,8 miliardi di euro, che dovranno essere restituiti al personale pubblico, a carico delle casse dell’Inpdap.

Gli effetti del decreto-legge
Il decreto-legge dà attuazione a quanto prescrive la sentenza n. 223 della Consulta, la quale ha azzerato gli effetti della legge 122/2010 intervenendo su due punti.

Le reazioni dei sindacati
La Cgil, che non aveva mai digerito quell’intervento di Tremonti, non ha mancato di polemizzare. “I tecnici che allora decisero il provvedimento sulla trattenuta del Tfr per i dipendenti pubblici sono gli stessi che adesso sono costretti a fare marcia indietro. Possibile quindi che questi tecnici rimangono, ora come allora, sempre al loro posto?”, si chiede il responsabile dei servizi pubblici della Cgil nazionale, Michele Gentile. “Quando nel 2010 si fece l’operazione sul trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici, giudicato recentemente incostituzionale dalla Corte costituzionale, dicemmo allora che era frettolosa, sommaria, superficiale e di dubbia legittimità», ricorda. E ora? “I tecnici che allora la compilarono, giudicandola legittima, sono gli stessi che oggi sono costretti ad una clamorosa retromarcia, provvedendo alla sua cancellazione. Occorre leggere bene il decreto legge varato in tutta fretta dal governo ma con tutta evidenza appare una autocritica ad una norma sbagliata. Ma la domanda è: possibile che i tecnici, ora come allora, rimangono sempre al loro posto?”.  


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