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Emergenza lavoro e giovani, nodi Imu-Tares
Tra le priorità anche Iva, debiti della p.a. a imprese e risorse cig

E’ innanzitutto il lavoro “che non c’é” la questione che il nuovo Governo dovrà fronteggiare: la disoccupazione crescente, a partire dai giovani, è tra le prime “emergenze” a cui dare risposta, come affermato dallo stesso premier incaricato, Enrico Letta. Ma la difesa e la creazione di posti di lavoro non può non fare i conti con un quadro economico che sia di ripresa e crescita, che però stando alle stime del governo Monti arriverà dal 2014 (+1,3% il Pil, dopo un anno, questo, ancora di recessione: -1,3% la previsione). E poi ci sono le imprese, con il pagamento dei debiti della p.a., ed il fisco: dalla Tares all’Iva all’Imu, al peso in generale su lavoratori e imprese stesse.

Tra le altre questioni urgenti, su cui forte è anche l’allarme dei sindacati, il rifinanziamento della cig in deroga per il 2013: la richiesta è 1,5 miliardi.

LAVORO. Il lavoro è in grande sofferenza: sempre più imprese chiudono (250mila quelle cancellate dalla crisi nel 2013, secondo Rete Imprese Italia). La disoccupazione, secondo l’ultimo dato dell’Istat, a febbraio si è attestata all’11,6%, per i giovani tra i 15 e i 24 anni al 37,8%, vicina ai massimi storici. I senza lavoro sfiorano i tre milioni. Una strada per andare incontro ai giovani è stata indicata nella riduzione del costo del lavoro a tempo indeterminato per renderlo così più conveniente rispetto a quello precario; o in un vantaggio sui contributi per i neo-assunti. Tra i sindacati, la Cgil insiste sul recepimento del programma Ue ‘Garanzia giovani’ che consenta l’avvio di percorsi di orientamento, formazione, inserimento.

FISCO, AUMENTI DA IVA A TARES. Nell’immediato, o quasi, tra le priorità su cui da più parti si insiste c’é anche il fronte fiscale: tra chi chiede di ridurre le tasse (la pressione fiscale è al 44%, per Confindustria il peso reale tocca il 53%) e chi sollecita un intervento per evitare l’ingorgo delle scadenze in vista, tra l’aumento della Tares, la nuova tassa sui rifiuti e servizi che peserà più della vecchia Tarsu o Tia con la maggiorazione che scatterà da dicembre, e dell’Iva, che a partire da luglio è previsto che salga dal 21% al 22%. Per farlo, servirebbero almeno 3,8 miliardi di euro, secondo i calcoli della Uil: 1,9 miliardi la tranche semestrale da luglio a dicembre dell’aumento dell’Iva e 1,9 miliardi di aumento della Tares. Senza considerare gli aumenti delle addizionali Irpef.

IMU PRIMA CASA. E poi c’é l’Imu: anche su questo in tanti chiedono uno ‘sconto’, se non un’abolizione, dell’imposta sulla prima casa ed anche sui capannoni ed i negozi. Lo stesso Pd, tra le sue proposte, aveva ipotizzato una esenzione dell’Imu fino a 400-500 euro. Magari agendo, in compenso, sulla tassazione sui grandi patrimoni. Il Pdl insiste per l’abolizione. Nel 2012 il gettito Imu è stato di circa 23,7 miliardi di euro, 4 miliardi dalla prima casa. Una sua revisione, però, richiederebbe una manovra: lo ha detto chiaramente la Corte dei conti.

P.A., ARRETRATI AD IMPRESE. Sono 90 miliardi secondo le stime di Bankitalia, superano i 100 miliardi per l’Abi, i crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica amministrazione: 40 miliardi sono quelli che il decreto sui debiti della p.a. sblocca. Una prima boccata di ossigeno, ma le aziende (e le banche) reclamano tempi stretti, procedure semplici, oltre che il saldo certo. Spazi per la restituzione di altri 20 miliardi potrebbero esserci dal 2015. Mentre è in vista uno slittamento sia per l’ok del parlamento alle risoluzioni sul Documento di economia e finanza (Def) sia all’approdo in aula del decreto sui debiti della P.a.: si attende l’insediamento del nuovo governo.

CIG IN DEROGA, ANCORA 1,5 MLD PER 2013. Occorrono almeno altri 1,5 miliardi per rifinanziare, per l’intero 2013, la cassa integrazione in deroga. A rischio di restare senza la copertura sono almeno 500mila lavoratori. Il miliardo ad oggi già stanziato non basta che a coprire metà anno. Altro nodo in ballo ormai da mesi è quello degli esodati: l’uscente ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha firmato i tre decreti che salvaguardano un totale di poco superiore a 130mila persone. Fuori ne restano ancora parecchie migliaia.


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