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Per la p.a. solo mezzi ecocompatibili
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto attuativo delle norme Ue: gare da ridisegnare. Disco verde anche al Piano Sud, con un decreto che riscrive gli aiuti, applicandoli in stretto raccordo con le autonomie locali

Tutte le nuove auto e gli altri mezzi della pubblica amministrazione dovranno essere ecocompatibili. Venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato, su proposta del Ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo, uno schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva europea, relativa alla promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto su strada (direttiva 2009/33). Il provvedimento rientra nel quadro delle misure disposte dal Governo che, in sintonia con le politiche avviate dalla Comunità europea in materia di ambiente, clima ed energia, intende favorire un trasporto più ecocompatibile, tramite anche l’imposizione alle amministrazioni pubbliche di tenere conto dell’impatto energetico e ambientale al momento dell’acquisto di veicoli a motore adibiti al trasporto su strada. In pratica tutte le pubbliche amministrazioni nelle gare per l’acquisto di veicoli o negli acquisti diretti dovranno prevedere che i mezzi da acquistare rispondano ad una serie di eco-requisiti relativi al livello di emissioni, alla compatibilità ambientale ed al risparmio energetico.
Disco verde anche al Piano per il Sud, che al momento resta su un livello molto programmatico. Vi si indica un numero limitato di priorità sulla cui attuazione dovrà confluire l’impegno e lo sforzo di tutte le amministrazioni responsabili e competenti, ai diversi livelli istituzionali, per la realizzazione degli interventi necessari. Il Piano identifica otto grandi priorità, suddivise in tre priorità strategiche di sviluppo (infrastrutture, ambiente e beni pubblici; competenze ed istruzione; innovazione, ricerca e competitività) su cui misurare, in un’ottica pluriennale, progressi strutturali di miglioramento delle condizioni di sviluppo del Mezzogiorno. A queste si aggiungono cinque ulteriori priorità strategiche di carattere orizzontale, da attuare rapidamente per creare nel Mezzogiorno un ambiente favorevole e pre-condizioni adeguate al pieno dispiegamento delle sue potenzialità di sviluppo: sicurezza e legalità; certezza dei diritti e delle regole; pubblica amministrazione più trasparente ed efficiente; Banca del Mezzogiorno; sostegno mirato e veloce per le imprese, il lavoro e l’agricoltura.
Del Piano fa sostanzialmente parte anche uno schema di decreto legislativo, approvato in via preliminare, su proposta del Presidente Berlusconi e dei Ministri Tremonti, Fitto, Bossi, Calderoli e Romani, per l’attuazione della parte della legge sul federalismo fiscale che chiede al Governo di individuare interventi diretti alla promozione dello sviluppo economico e della coesione delle aree sottutilizzate, al fine di promuovere la rimozione di squilibri storici. Sarà il Fondo per lo sviluppo e la coesione (già Fondo per le aree sottoutilizzate), spiega Palazzo Chigi in una nota, a dare unità programmatica e finanziaria agli interventi nazionali aggiuntivi rivolti al riequilibrio economico e sociale fra le diverse aree del Paese. Si tratterà di interventi e contributi speciali dello Stato, grandi progetti di carattere strategico, programmati in stretto raccordo con le autonomie locali ed in coerenza con gli indirizzi dell’Unione europea. Ai fini dell’acquisizione dei pareri, il provvedimento sarà trasmesso alla Conferenza unificata, alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale ed alle Commissioni parlamentari di merito.
Con il Piano per il Mezzogiorno sono in arrivo “100 miliardi di euro”, ha sostenuto il Ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, in conferenza stampa, spiegando che le risorse arriveranno dal Fas e dai fondi europei e aggiungendo che la delibera approvata sempre venerdì dal Cipe ha sbloccato “una cifra intorno ai 24 miliardi di euro” dei fondi Fas.


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