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Energie rinnovabili al restyling
Pronto il decreto che taglia gli incentivi. Procedura in comune semplificata per gli interventi più leggeri. Ma non mancano le polemiche

Energia al centro dell’attenzione del Governo. Sarà esaminato oggi dal preconsiglio dei Ministri il decreto legislativo sulla separazione delle rete del gas di Snam Rete Gas da Eni. A quanto si apprende, il provvedimento messo a punto dal Ministero dello sviluppo economico, per recepire la direttiva europea in materia di gas, riceverà una prima lettura. Il modello stabilito sarà quello cosiddetto Ito, Indipendent trasmission operator, di separazione funzionale della rete, con una gestione autonoma ma nessuna separazione proprietaria. La direttiva deve essere recepita entro il 3 marzo. Inoltre il preconsiglio dei Ministri esaminerà anche il decreto legislativo sulle rinnovabili che prevede un riordino per il settore con incentivi ridotti per le varie fonti. L’annuncio è arrivato ieri dal Ministro dello sviluppo, Paolo Romani, il quale ha detto che “bisogna interrompere un meccanismo” di incentivazione all’energia rinnovabile “costato 20 miliardi di euro tra il 2009 e il 2010 agli italiani”. “Se guardate la bolletta energetica, vedete che gli italiani hanno pagato 20 mld di incentivi per le energie rinnovabili nel 2009-2010. Bisogna interrompere questo meccanismo”, ha affermato a margine della conferenza “Imprese Lombarde per l’Italia: proposte per il rilancio”, precisando che “sarà portato in consiglio dei ministri un nuovo decreto sulle energie rinnovabili”. E da ieri serpeggia la preoccupazione sulla rasoiata in arrivo, anche se il Ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo ha affermato che “sulle fonti rinnovabili abbiamo assunto un impegno a livello Ue e lo manterremo, come del resto confermato dal decreto legislativo di recepimento della direttiva Ue in materia”. “È evidente -aggiunge Prestigiacomo- che gli incentivi saranno in prospettiva decrescenti perché maggiori dovevano essere nella fase di avvio del comparto ed è naturale che si attenuino con la crescita del settore, anche in relazione alla riduzione dei costi degli impianti. Su questo tema non ci saranno marce indietro, ma piuttosto l’adeguamento delle normative, anche quelle sugli incentivi, all’evoluzione del settore e delle tecnologie”.
Il ministro, inoltre, smentisce che le bollette degli italiani siano più salate di quella di altri Paesi europei: “va chiarito che la bolletta energetica degli italiani non è più elevata che altrove per gli incentivi alle rinnovabili. Gli incentivi per il solare pesano sulla bolletta meno che il Cip 6 ed il decomissioning nucleare. In Germania gli incentivi per le rinnovabili arrivano ad incidere sulla bolletta fino al 10% da noi fra il 3 e il 5%. Le rinnovabili e tutta la filiera che ruota attorno allo sviluppo sostenibile sono già oggi una realtà produttiva e occupazionale che da lavoro a decine di migliaia di addetti, ma sono soprattutto la scommessa sul futuro che l’Italia non può perdere. Andremo avanti con le rinnovabili e andremo avanti col nucleare. Non c’è contrapposizione – conclude Prestigiacomo – l’Italia ha bisogno di entrambe queste fonti di energia se vuole un futuro di sviluppo sostenibile”.
“La Cisl rinnova al Ministro Romani la richiesta di un tavolo di concertazione per lo sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese, per definire percorsi condivisi riguardanti lo sviluppo e l’occupazione, in particolare quella giovanile, che nelle energie rinnovabili è particolarmente presente e qualificata”, sostiene in una nota il segretario confederale della Cisl Fulvio Giacomassi, aggiungendo che “non fanno bene all’industria e all’occupazione annunci perentori come quelli di oggi (ieri, ndr) apparsi sulle agenzie di stampa, in cui si parla di una riduzione drastica degli incentivi alle energie rinnovabili sulle bollette, da parte del Ministro Paolo Romani”. “Senz’altro bisogna disegnare una curva di riduzione degli incentivi – sottolinea il segretario confederale della Cisl – che tenga conto delle maggiori efficienze e dei maggiori margini di guadagno che si sono realizzati negli ultimi anni, ma la nascente industria di produzione e di installazione che è cresciuta e si è sviluppata intorno a questo settore, non può essere gelata da annunci sorpresa”. “La riduzione degli incentivi è legittima e necessaria – puntualizza Giacomassi – ma le modalità e le tempistiche devono essere ponderate in favore anche dell’occupazione, del consolidamento dell’industria nazionale nascente e degli obbiettivi europei del 20% in più di energie rinnovabili entro il 2020, pena pesanti sanzioni finanziarie”.
Anche la Uil esprime forte preoccupazione rispetto a posizioni che mirino a interrompere sine die il meccanismo d’incentivazione delle rinnovabili. “L’effetto di tale decisione, se confermata dal Consiglio dei ministri – si legge in una nota -, innescherebbe un processo involutivo del settore ponendo a serio rischio l’occupazione e la solidità economica di molte aziende di settore e contraddicendo il lavoro positivo svolto dalle commissioni parlamentari di Camera e Senato rispetto allo schema di recepimento della direttiva Europea sulle rinnovabili”. “La certezza, l’uniformità e la semplicità delle regole costituiscono la precondizione perché il sistema energetico delle rinnovabili possa decollare e consolidare una filiera produttiva, per l’Eolico, per il Fotovoltaico, per le Biomasse. Il nostro Paese sta vivendo la crisi innescata sul petrolio e sul gas dai recenti avvenimenti in Nord Africa e sarebbe paradossale aggiungere a ciò lo strozzamento delle fonti alternative indispensabili per il riequilibrio energetico ed il raggiungimento dei parametri europei”.
Nel provvedimento al vaglio dell’esecutivo non mancano le norme attinenti al rapporto con le amministrazioni locali. Di rilievo è ad esempio la procedura semplificata per gli interventi più leggeri sugli impianti di energia rinnovabile. Il proprietario dell’immobile o chi abbia disponibilità sugli immobili interessati dall’impianto e dalle opere connesse, presenta, al comune, mediante mezzo cartaceo o in via telematica, almeno trenta giorni prima dell’effettivo inizio dei lavori, una dichiarazione accompagnata da una dettagliata relazione a firma di un progettista abilitato e dagli opportuni elaborati progettuali, che attesti la compatibilità del progetto agli strumenti urbanistici approvati ed ai regolamenti edilizi vigenti e la non contrarietà agli strumenti urbanistici adottati, nonché il rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie. Alla dichiarazione sono allegati gli elaborati tecnici per la connessione redatti dal gestore della rete. Il comune, ove sia riscontrata l’assenza di una o più delle condizioni, notifica all’interessato l’ordine motivato di non effettuare il previsto intervento e, in caso di falsa attestazione del professionista abilitato, informa l’autorità giudiziaria e il consiglio dell’ordine di appartenenza; è comunque salva la facoltà di ripresentare la dichiarazione, con le modifiche o le integrazioni necessarie, per renderla conforme alla normativa urbanistica ed edilizia. Se il comune non procede ai sensi del periodo precedente, decorso il termine di trenta giorni l’attività di costruzione può essere avviata.


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