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Beni e servizi al redde rationem
Il commissario Bondi annuncia per settembre i costi standard per gli enti territoriali: l’eccesso di spesa varia tra il 25 e il 40%. Via libera intanto alla spending review che va alla Camera per l’ok definitivo

Redde rationem a settembre per le autonomie locali. Entro il mese prossimo, infatti, saranno pronti i costi standard per gli acquisti di beni e servizi da parte di regioni, province e comuni. Lo ha detto il commissario del Governo alla spending review, Enrico Bondi, alla Commissione bicamerale per il federalismo fiscale, proprio nel giorno del via libera con fiducia da parte del Senato al decreto-legge numero 95 del 2012 sulla spending review, che adesso passa alla Camera per l’ok definitivo. Bondi è stato udito sul tema dei costi standard degli acquisti di beni e servizi da parte degli enti territoriali, e ha spiegato il metodo adottato dal suo gruppo di lavoro, che è partito dalla definizione della “mediana” dei costi sostenuti per gli acquisti di beni e servizi (sono esclusi altri tipi di spesa) di regioni, province e comuni. “Sui 60 miliardi di spesa censiti, l’eccesso di spesa varia tra il 25% al 40%”. Il lavoro è stato condotto con un dialogo con gli enti territoriali. Per esempio per le province l’eccesso di spesa era stato quantificato in 2,28 miliardi, poi “dopo un’interlocuzione con le province stesse” tale cifra è stata fissata a 1,5 miliardi. Bondi si è detto fiducioso anche per i risparmi dei comuni: “il colloquio con loro è mediato – ha sottolineato – perché avviene tramite l’Anci, ma l’impossibilità di risparmio è significativa”. Per quanto riguarda le regioni, all’inizio “erano irritate per le ipotesi di tagli, ma poi c’è stato un colloquio ragionevole, anche amichevole, che ha portato le regioni a fare un esame di coscienza”. In altre parole, “ci sono possibilità di risparmio importanti, che vanno fatte tutti insieme con determinazione e prudenza, perché poi il giocattolo non va mica rotto”. Il lavoro del commissario in settembre approderà al perfezionamento dell’attuale metodo per giungere alla definizione dei costi standard, che “non misurerà più la mediana, bensi’ l’efficienza”. A settembre questo lavoro sarà concluso “è ci sarà il redde rationem”, in modo “da evitare i tagli lineari”. La filosofia, infatti, la spiega lo stesso Bondi: “quelli che stanno sopra la mediana hanno da pagare”. Bondi tuttavia punta soprattutto al dialogo: “le Regioni, forse perché pressate dalle circostanze, sembrano determinate a fare il loro dovere. Il controllo della spesa crea comportamenti virtuosi”. Intanto, come detto, palazzo Madama ha dato il via al dl 95, con il suo corollario di tagli alla spesa pubblica destinati a trovare risorse necessarie ad evitare l’aumento dell’Iva ad ottobre, ad ampliare le tutele ad altri 55.000 esodati, e ad aiutare i comuni colpiti dal sisma dell’Emilia. Tra le novità, per le regioni, la sforbiciata ai trasferimenti: 700 milioni nel 2012 e un miliardo i successivi due anni. Per la p.a. centrale, il taglio alle spese per acquisti di beni e servizi e la riduzione del 20% dei dirigenti pubblici e del 10% del personale non dirigente, oltre al buono pasto con il tetto a 7 euro. Per quanto riguarda gli enti locali, ai comuni, attraverso le regioni, arrivano 800 milioni di euro. Le risorse verranno prese da quelle destinate ai comuni virtuosi (300 mln) e ai rimborsi fiscali (500). Le province saranno “riordinate” in modo da averne solo con almeno 350.000 abitanti e un territorio di 2.500 chilometri quadrati. Avranno per il 2012 un contributo di 100 milioni per la riduzione del debito. Le società in house saranno chiuse, ma salta l’obbligo per regioni, province e comuni di sopprimere o accorpare i propri enti ed agenzie, a patto che realizzino un risparmio del 20% per la loro gestione. Slitta infine di due anni l’obbligo del taglio del 15% degli affitti per immobili in uso alle amministrazioni, mentre le amministrazioni pubbliche potranno fare i loro approvvigionamenti di energia, gas, carburanti e telefonia anche al di fuori delle convenzioni Consip a condizione che siano previsti corrispettivi inferiori a quelli indicati.


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