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In Italia una flotta di 35 navi contro l'inquinamento del mare

Una flotta di 35 navi (9 d’altura e 26 costiere), dislocate nei principali porti italiani, pronte a salpare in pochi istanti dall’allarme diramato dalle Capitanerie di porto in caso di inquinamento, soprattutto da idrocarburi, a tutela delle coste, dei fondali e di flora e fauna marine. Una rete di pronto intervento che il Ministero dell’ambiente può schierare a protezione dei 7.500 chilometri di costa italiana dopo il nuovo contratto firmato con Castalia, il consorzio che fornisce il servizio. Ma che, in caso di richiesta, può collaborare anche per difendere i mari di altri Paesi, com’è accaduto anche in passato. ”Uno strumento importante a favore del nostro Paese – ha sottolineato il Ministro dell’ambiente Andrea Orlando – che ci pone all’avanguardia a livello internazionale e che nelle scorse settimane ci ha permesso di bloccare tempestivamente casi gravi di inquinamento, come quello avvenuto a luglio nel porto di Salerno” durante le operazioni di rifornimento di carburante del cargo Euroferry Brindisi.

Per mostrare al Ministro come può operare questa flotta, il 12 agosto scorso è stata messa in atto una esercitazione nel porto di Civitavecchia (inizialmente prevista al largo ma annullata a causa delle condizioni del mare). Nella darsena Traianea è stata simulata la presenza di una chiazza di idrocarburi, estesa 140 metri e di 5 millimetri di spessore. Dall’unità d’altura Bonassola si è potuto assistere all’azione di tre ‘Supply vassel’ – Tirreno (d’altura dislocata a Golfo Aranci, in Sardegna), Ecogiglio (nave costiera che si trova a Porto Santo Stefano in Toscana) e Ievoleco (costiera collocata a Civitavecchia) – in assetto triangolare che hanno proceduto alle operazioni di controllo, isolamento e bonifica con la raccolta delle sostanze pericolose cadute in mare.

La chiazza è stata circoscritta da panne galleggianti mentre alcuni mezzi hanno utilizzato panne assorbenti e un battello ‘skimmer’ ha raccolto dall’acqua l’inquinante caricandolo in alcune cisterne.

Sono il greggio e i carburanti raffinati le maggiori minacce di inquinamento delle coste e dei fondali, a causa essenzialmente del traffico petrolifero e degli scarichi industriali. Gli incidenti più diffusi sono la collisione, l’incendio, l’incaglio, avarie a infrastrutture petrolifere.

La flotta – di cui fanno parte anche battelli minori e di servizio – è dislocata negli scali a maggiore rischio di inquinamento e in prossimità delle zone di mare più delicate dal punto di vista ambientale, come le riserve e le aree protette. Le unità sono dotate delle tecnologie più moderne ed efficaci, come speciali radar per individuare le macchie di inquinante sulla superficie del mare, algoritmi di calcolo e modelli di diffusione delle sostanze, dispositivi di assorbimento.

Le basi di pronto intervento sono Imperia, Genova, La Spezia, Livorno, Piombino, Porto Santo Stefano, Civitavecchia, Gaeta, Salerno, Cetraro, Vibo, Messina, Sant’Agata di Militello, Termini Imerese, Trapani, Sciacca, Licata, Pozzallo, Augusta, Porto Torres, Golfo Aranci, Arbatax, Cagliari, Oristano, Crotone, Corigliano, Gallipoli, Otranto, Bari, Termoli, Giulianova, Ancona, Ravenna, Chioggia e Trieste. C’è poi una scorta di attrezzature negli 8 depositi a terra: a Civitavecchia, Genova, Napoli, Messina, Bari, Ravenna, Venezia e Cagliari. Alla rete del ministero dell’Ambiente si aggiungono i battelli antinquinamento dei maggiori porti e i servizi privati di alcuni gruppi industriali.

(Fonte: Ansa)


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