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Sacchetti di plastica, nessuna obiezione dalla Commissione europea

Il bando dei sacchetti italiano è in vigore? Nessuna conferma ufficiale per ora, ma il termine ultimo per presentare obiezioni da parte della Commissione Europea è scaduto. E in assenza di opposizione, il decreto è legge. 
Negli ultimi giorni si sono rincorsi i comunicati di CNA e Assobioplastiche, che, pur sussurrando, interpretavano in maniera opposta i pochi segnali in arrivo da Bruxelles. 
Tutti gli attori coinvolti avevano scritto alla Direzione Ambiente nel corso degli ultimi mesi, ricevendo risposte prudenti dal Commissario Potocnik. Da un lato, alla Confederazione Nazionale Artigianato e PMI – che aveva sporto denuncia contro il decreto in attesa di approvazione – è stato assicurato che la pratica non sarebbe stata archiviata, anche in ragione dell’opposizione di altri Stati membri (L’Inghilterra). Dall’altra però, il Commissario aveva risposto ad una lettera di Assobioplastiche – indirizzata in verità allo stesso Presidente Barroso e firmata anche da Vittorio Cogliati Dezza di Legambiente – annunciando la messa a punto di un’iniziativa comunitaria volta a ridurre l’uso degli usa e getta in plastica in tutta Europa.

Ridurre, non eliminare. E’ cauta anche nei toni la replica di Potocnik: si ricorda all’Italia che altri Stati hanno individuato misure diverse, intervenendo con tasse e accordi con la grande distribuzione, e attraverso campagne comunicative. Il Commissario mostra di apprezzare ogni iniziativa in questa direzione, purché venga intrapresa nel rispetto delle leggi dell’UE. Insomma, piedi di piombo e nessuno sbilanciamento. Ma a parlare a questo punto, sono le procedure europee. Se la Commissione non ha presentato nessun parere contrario, il termine è scaduto, e la legge, in Italia, è in vigore.

E in Europa?
Mentre Potocnik annuncia nuove azioni comunitarie per diminuire il numero di sacchetti in circolazione, anche l’Inghilterra introduce la tassa sulla busta: 5p al pezzo, meno di quanto stabilito in Galles e in Irlanda, ma abbastanza da dividere l’opinione pubblica, come al solito (> leggi l’articolo pubblicato dal Guardian, Shoppers in England to be charged for plastic bags).

E intanto, c’è chi chiede “la testa” degli oxobiodegradabili anche fuori dai confini italiani. Ed è EuPC, European Plastics Converters, che riunisce le aziende che trasformano la plastica di tutta Europa. La ragione principale è che secondo l’associazione, gli oxo danneggerebbero la qualità della raccolta della plastica, nella quale verrebbero conferiti con crescente frequenza (il 2% del totale avviato a riciclo per ora). Insomma, il fronte italiano sembra chiuso (almeno legalmente, perché i mercati raccontano ancora un’altra storia) ma la partita in Europa è tutta da giocare.

(Fonte: Eco dalle città)


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