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Abolizione Imu, Unione europea preoccupata
Assopetroli, si rischia un aumento delle accise sulla benzina

ROMA – “Nel caso dell’Italia, dove l’economia mostra ancora segni debolezza, l’incertezza politica frena gli investimenti e la ripresa che è molto necessaria”. Lo ha detto il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, nel corso di un’audizione alla Commissione bilancio del Senato.
Il provvedimento preso dall’Italia con l’abolizione dell’Imu “ha suscitato e suscita preoccupazioni, rispetto allo spostamento degli oneri fiscali dai fattori produttivi verso altri cespiti”. Lo ha detto il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, spiegando che “sarà nostro dovere verificare la service tax”.
La decisione di abolire l’Imu sulla prima casa presa dal governo italiano “va in direzione opposta rispetto alle raccomandazioni del Consiglio Ue”, che chiede di spostare la pressione fiscale dai fattori produttivi verso il patrimonio e il consumo”. Rehn ha aggiunto però che “se configurata bene, la nuova service tax potrebbe, potrebbe, essere coerente con le raccomandazioni del consiglio”.
Rehn ha spiegato che la Commissione europea “ha il dovere di chiedere correzioni” quando gli Stati membri dell’Unione prendono decisioni non coerenti con gli impegni assunti a Bruxelles.

Assopetroli, si rischia aumento accise benzina 2,1 cent  – Se scatta la clausola di salvaguardia, si rischia un aumento della sola accisa sui carburanti di 2,1 centesimi” che potrebbero arrivare a “3-6 centesimi” se si considera il crollo dei consumi. Lo sottolinea Assopetroli in audizione alla Camera sul dl Imu, ricordando che le coperture incerte ammontano a circa 1,5 miliardi (tra Iva dai debiti P.a. e contenzioso giochi). L’associazione contesta il “consueto passaggio al bancomat accise” da parte del governo, dopo che si era annunciato un provvedimento ‘tax free’.
Per Assopetroli “i partiti hanno disatteso nuovamente ogni promessa fatta agli elettori” e “in un momento come quello attuale non è accettabile che per eliminare una tassa come l’Imu, si preferisca la solita e più comoda via dell’aumento indiscriminato della fiscalità sull’energia”. “Un aumento delle accise sulla benzina, peraltro il settimo dal 2011 a oggi”, ha spiegato Simone Canestrelli, vicepresidente del comparto extra-rete di Assopetroli davanti alle commissioni Bilancio e Finanze di Montecitorio “si traduce in un aumento di 200 euro dei costi per le famiglie” la stessa cifra “pagata in media per l’Imu prima casa”. Un “mero spostamento della pressione fiscale dalla tassazione diretta a quella indiretta – ha sottolineato – al di là della scorrettezza nei confronti dei Cittadini, genera effetti recessivi”. Assopetroli, peraltro, giudica negativamente una delle due norme di copertura ‘a rischio’, quella del contenzioso sui giochi perché si tratta “un condono” con il quale il governo “promuove l’esistenza di trattamento differente tra imprese: quelle a cui si fanno i condoni e quelle a cui si inasprisce l’Ires per fare cassa”.

Confindustria, mancata occasione ridurre tasse lavoro  – Con il decreto Imu si dà “un segnale disorganico” sulla tassazione e si manca “l’occasione per dare un segnale chiaro e coerente nella direzione di una riduzione del prelievo su lavoro e imprese”. Lo dice Confindustria in audizione alla Camera, sottolineando che “senza un intervento di riduzione del carico fiscale sulle imprese e sul lavoro, sarà difficile e ritardato l’aggancio dei primi, timidi, segnali di ripresa e impossibile riportare il Paese su un più alto livello di sviluppo”.
Le maggiori criticità del decreto Imu sono l’esenzione per tutte le abitazioni principali, intervento “costoso, iniquo” e che “peggiora la competitività del Paese”, oltre alla soppressione degli interventi sugli immobili strumentali all’attività di impresa. Lo ha detto Andrea Bolla, presidente del Comitato tecnico fisco di Confindustria, in audizione davanti alle commissioni Bilancio e Finanze della Camera.
Il decreto Imu, ha osservato Bolla, contiene “interventi disorganici che magari snelliscono un’imposta, ma finiscono poi per peggiorare la composizione delle entrate a sfavore della crescita”. Con il dl, ha spiegato, “a fronte del costo significativo in termini di risorse pubbliche” si “avvantaggiano in misura maggiore le famiglie a maggior reddito con maggiore propensione al risparmio” con un intervento che peraltro “potrebbe non tradursi in un aumento della domanda interna”. Inoltre la cancellazione generalizzata della prima rata Imu “non ha alcun effetto sulla competitività del Paese, e anche sotto il profilo dell’equità appare criticabile perché ha effetti regressivi e favorisce i redditi medio alti (si consideri che la norma attualmente esenta anche il 10% delle persone con gli immobili di maggior pregio che, secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, concorrono a circa il 26% del versamento complessivo dell’Imu)”. Scelta che, tra l’altro, “appare in aperto contrasto con le Raccomandazioni con cui la Commissione europea, lo scorso 29 maggio, ha chiesto all’Italia di trasferire il carico fiscale dai fattori produttivi al consumo, ai beni immobili e all’ambiente. Coerentemente con tali raccomandazioni sarebbe stato auspicabile un intervento più complessivo e di riequilibrio dell’imposizione sugli immobili strumentali delle imprese, che ponga rimedio al pesante aggravio subito dalla fiscalità immobiliare negli ultimi anni”.

(Fonte: Ansa) 


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