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Iva: già oggi abbiamo l’aliquota più elevata nell’area dell’euro
La CGIA ribadisce il suo no all’aumento di un punto previsto a partire dal prossimo 1° ottobre: "per evitare l’aumento dell’Iva la p.a. paghi altri 7 miliardi alle imprese"

Se entro il prossimo 1° ottobre il Governo Letta non riuscirà ad evitare l’aumento dell’Iva, siamo destinati a staccare tutti e ad aggiudicarci la palma dei più tartassati da questa imposta tra i principali Paesi dell’area dell’euro. Stiamo parlando dell’aliquota ordinaria dell’Iva che tra poco più di 10 giorni dovrebbe salire di un punto e passare dal 21 al 22%.

Attualmente, fa notare la CGIA, l’Italia condivide con il Belgio, la Spagna e l’Olanda il primato dell’aliquota ordinaria più elevata (21%), seguono Austria (20%), Francia (19,6%) e Germania (19%).

Per scongiurare l’aumento dell’Iva è necessario trovare un miliardo di euro per gli ultimi 3 mesi di quest’anno e oltre 4 miliardi per l’anno venturo. Come recuperare queste risorse?

“Come è possibile – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – non riuscire a recuperare un miliardo di euro all’interno di una spesa pubblica complessiva della nostra pubblica amministrazione che ammonta ad oltre 810 miliardi di euro? Per il 2014 ricordo, in risposta ad uno dei quesiti fatti da un membro delle Commissioni speciali riunite di Camera e Senato, che nell’audizione parlamentare del 2 maggio di quest’anno il ministro Saccomanni ha avuto modo di ricordare che l’uscita dalla procedura di infrazione consentirebbe al nostro Paese di dedurre i cofinanziamenti interni dall’utilizzo dei fondi strutturali. Con il raggiungimento di questo obiettivo avremmo a disposizione tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Ora – conclude Bortolussi – visto che non siamo più nel mirino dei tecnici di Bruxelles, non potremmo usufruire di questo tesoretto per recuperare i 4 miliardi necessari per evitare il ritocco all’insù dell’Iva nel 2014?”.

A distanza di un giorno sul sito della CGIA Bortolussi torna sull’Iva: “Il miliardo di euro necessario per evitare l’aumento dell’Iva per l’anno in corso potrebbe essere recuperato sbloccando immediatamente altri 7 miliardi di euro di pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese creditrici”. “Questa proposta – prosegue Bortolussi –permetterebbe da un lato di accelerare lo sblocco dei pagamenti e ridare un po’ di ossigeno alle imprese; dall’altro, grazie al gettito Iva generato da questa operazione, eviterebbe l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto almeno per l’anno in corso, consentendo alle famiglie di non subire un’ulteriore stangata fiscale”. Dalla CGIA ricordano che grazie allo sblocco di ulteriori 7 miliardi di pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione, previsto dal decreto-legge 102/2013 (con il quale è stata abolita la prima rata IMU sull’abitazione principale), l’erario incasserà quasi 1 miliardo di Iva in più. “Se la p.a. ne erogasse immediatamente altri 7 – dichiara Bortolussi – potremmo incassare un ulteriore miliardo di euro di Iva entro la fine di quest’anno che ci garantirebbe la copertura economica perfinanziare il mancato aumento dell’imposta. L’ulteriore sblocco dei pagamenti, così come riportato nelle relazioni tecniche al decreto, non comporterebbe nessun problema ai nostri conti pubblici, visto che inciderebbe solo sul debito e non sul deficit”. Superato l’ostacolo per l’anno in corso, bisognerebbe poi trovare le risorse per evitare l’aumento dell’IVA nel 2014. Tuttavia, come ha ricordato nell’audizione tenutasi il 2 maggio scorso a Commissioni riunite il ministro Saccomanni, l’uscita dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo dovrebbe consentire al nostro Paese di dedurre i cofinanziamenti interni dall’utilizzo dei fondi strutturali. Grazie al fatto di aver centrato questo obbiettivo, l’Italia dovrebbe avere a disposizione tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno in più.

Infine, ricorda la CGIA, in termini assoluti saranno i percettori di redditi elevati a subire l’aggravio di imposta più pesante. Infatti, ad una maggiore disponibilità economica si accompagna una più elevata capacità di spesa. Tuttavia, la situazione si trasforma completamente se si confronta, come ha fatto l’Ufficio studi della CGIA, l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia. Ebbene, l’eventuale aumento dell’imposta peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. A parità di reddito, inoltre, i nuclei famigliari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori.

Iva: aliquota ordinaria (luglio 2013)
Principali Paesi area euro %
ITALIA 21
BELGIO 21
SPAGNA 21
OLANDA 21
AUSTRIA 20
FRANCIA 19,6
GERMANIA 19
Elaborazione Ufficio studi CGIA su dati CE

 


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