Sei sindaci su dieci perdono consensi

Benei giovani:Cattaneo (Pavia) balza al primo posto, tiene Renzi – In brusco calo De Magistris, Marino e Pisapia

Il Sole 24 Ore
13 Gennaio 2014
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Due exploit di fine mandato, che portano aria nuova ai piani alti del consenso fra i sindaci e addolciscono una tendenza generale che per chi guida le città in questi anni complicati continua a essere inesorabile: tra bilanci che zoppicano, tasse che crescono e adempimenti che si complicano, i cittadini disposti a confermare il voto ai propri sindaci sono sempre meno.

La rassegna del Governance Poll 2013, l’analisi che Ipr Marketing realizza ogni anno per Il Sole 24 Ore misurando il gradimento ottenuto dai protagonisti della politica locale, incorona un nuovo primatista fra i sindaci: è Alessandro Cattaneo, primo cittadino di Pavia e vicepresidente dell’Anci, che nella rilevazione 2013 vede il 67% dei propri cittadini disposto a rivotarlo, guadagna 11 punti rispetto all’anno scorso, vola 13,6 punti sopra il risultato raccolto nelle urne nel 2009 e con il suo balzo pianta la bandiera di Forza Italia sulla cima di un panorama amministrativo che, dopo i turni elettorali degli ultimi anni, è dominato largamente dal centrosinistra. Per trovare un altro esponente lontano da Pd e dintorni bisogna scendere al 12 posto, occupato da Paolo Perrone (Lecce), e al 21esimo posto, dove si incontra il leghista Flavio Tosi, il sindaco di Verona un tempo abbonato al podio che ora appare un po’ dimagrito nei consensi, anche se si tiene ampiamente sopra la soglia del 50 per cento. Lontano dalla vetta, anche se la situazione generale rimane più rosea di quella dei presidenti di Regione, è comunque maggioritaria l’erosione del consenso dei sindaci, stretti tra crescenti difficoltà di bilancio e un progressivo, travagliato passaggio del finanziamento comunale dai trasferimenti alle tasse locali che certo non aiuta la loro immagine agli occhi degli elettori. Certo, eccezioni pesanti non mancano, a partire dal neosegretario del Pd Matteo Renzi che perde qualcosa rispetto al giorno dell’elezione ma guadagna tre punti di popolarità sull’anno scorso, anche sull’onda della campagna delle primarie che l’ha portato al vertice del Nazareno. Stabile anche il sindaco di Torino Piero Fassino, che guida anche l’Anci in una delle fasi più complicate per le amministrazioni locali. Nel complesso, però, i sindaci dei capoluoghi perdono 263 punti di consenso rispetto alle rilevazioni dell’anno scorso, o nel confronto con le urne per quel che riguarda i neo-eletti. Una flessione che riguarda il 65% delle città, e che si fa intensa per sindaci dal forte peso specifico e simbolico. Marco Doria perde 15 punti in un anno nella Genova delle partecipate in difficoltà, Luigi De Magistris ne lascia sul campo 8 (e 14,4 dal giorno delle elezioni) mentre Napoli sprofonda all’ultimo posto nella graduatoria della Qualità della vita stilata sul Sole 24 Ore del 2 dicembre, Giuliano Pisapia si alleggerisce di 9 nella Milano in piena cura fiscale e Ignazio Marino slitta di 7,4 punti in pochi mesi rispetto al ballottaggio che l’ha portato in un Campidoglio schiacciato dalla crisi dei conti.

Tornando ai vincitori, per Cattaneo il balzo può essere una notizia incoraggiante in vista della ricandidatura alle elezioni di primavera, mentre per il suo collega di Bari Michele Emiliano, arrivato secondo con un salto del 10% rispetto al risultato dello scorso anno, il dato va incorniciato come soddisfazione personale: 66 elettori baresi su 100 dicono che alle elezioni voterebbero per lui, ma non potranno farlo perché Emiliano è alla fine del secondo mandato, e a Bari si cambia. Completa il podio Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, ma questa a conti fatti non è una notizia: De Luca è il dominus della politica salernitana dal 1993, anno del debutto dell’elezione diretta per i sindaci, è al quarto mandato (ovviamente con un’interruzione, trascorsa alla Camera dei deputati) e le tante polemiche che lo coinvolgono, dalle vicende urbanistiche della città all’incompatibilità fra la poltrona di sindaco e quella di viceministro alle Infrastrutture (in eterna attesa di deleghe, però), riescono solo a limare un consenso che rimane da record, e che l’ha quasi sempre visto occupare uno dei primi tre scalini del Governance Poll.

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