Scuole e Comuni, sotto esame spese da 5 miliardi l’anno

Fonte: Il Sole 24 Ore

Parte ufficialmente dopodomani il terzo capitolo della rilevazione dei «fabbisogni standard» dei Comuni, chiamato a sostituire progressivamente dall’anno prossimo la spesa storica nella definizione del livello di entrate che il fondo di riequilibrio (e, dal 2014, quello di perequazione) dovranno garantire a ogni Comune.
Da giovedì saranno disponibili agli operatori sul sito ad hoc della Sose (https://opendata.sose.it/fabbisognistandard) i questionari relativi alle attività comunali del 2010 nell’istruzione pubblica, predisposti dai tecnici dell’Ifel (l’Istituto per la finanza e l’economia locale dell’Associazione dei Comuni) e ingegnerizzati dalla Società per gli studi di settore. Per rispondere ci saranno 60 giorni di tempo, dopo di che le informazioni registrate dai Comuni e dalle Unioni saranno elaborate alla ricerca dei dati fuori linea e delle conseguenti medie ponderate a cui ancorare i livelli di finanziamento garantito.
Forti anche dell’esperienza maturata sul campo, i nuovi questionari cercano di indirizzare le risposte su binari definiti, richiamando il più possibile informazioni già elaborate dal Comune nei certificati di bilancio consuntivo e nel conto annuale del personale. L’impresa ovviamente non è semplice, perché l’istruzione coinvolge i Comuni in più ambiti (oltre alla scuola dell’infanzia e primaria, su cui la competenza è più diretta, ci sono per esempio i locali e i servizi di supporto per le medie e le superiori), e con più modalità organizzative: soprattutto negli enti più piccoli, e in maniera più accentuata in seguito al ridisegno della geografia scolastica prodotta dal piano di razionalizzazione introdotto nel 2008 dall’allora ministro Mariastella Gelmini, l’istruzione coinvolge forme di gestione associata parziale o totale, dalle Unioni ai consorzi. In tutto, secondo le analisi dell’Ifel, l’istruzione assorbe il 10% della spesa corrente dei Comuni: in gioco c’è quindi una grandezza che oscilla intorno ai 5,2 miliardi di euro all’anno.
La base di lavoro, come detto, è in larga parte offerta dai dati dei certificati consuntivi e dei conti del personale, ma i questionari devono ovviamente fare qualche passo in più. Con tre obiettivi: un grado di dettaglio maggiore, una riclassificazione che consenta di fare confronti fra diverse soluzioni organizzative, e un’aggiunta di informazioni sui “risultati” garantiti dai servizi. Ogni spesa, di conseguenza, va articolata a seconda del livello di scuola a cui si riferisce, le entrate vanno distinte per la tipologia del servizio a cui si riferiscono (dalla refezione al trasporto e all’assistenza dei disabili), e per le risorse umane i calcoli cambiano in base all’impegno, totale o parziale, sulla funzione e alla modalità organizzativa, compreso il personale in convenzione o distacco. Sul versante degli «output», l’analisi chiede di misurare i risultati, per esempio in termini di pasti serviti e persone trasportate. La fotografia, inoltre, deve estendersi alle strutture utilizzate, anch’esse distinte per tipologia di servizio effettuato.
Sempre nel corso del 2012, occorrerà poi mettere mano agli aggiornamenti al 2010 della prima ondata di informazioni, su Polizia locale e amministrazione generale, che l’anno scorso hanno rappresentato il debutto ufficiale della macchina dei «fabbisogni standard». Il quarto settore, che sarà posto sotto monitoraggio prossimamente, è invece quello relativo a viabilità e trasporti.

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