Regioni in ordine sparso sulla riduzione degli Ato

Servizi pubblici – Le autorità d’ambito

Il Sole 24 Ore Centro-Nord
3 Novembre 2010
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E’ una corsa contro il tempo quella delle regioni del Centro-Nord per arrivare pronte all’appuntamento con la soppressione delle Autorità di ambito territoriale ottimale (Aato) che sovrintendono i servizi di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei rifiuti: una riforma dai risparmi variabili (in Toscana ad esempio 1,5 milioni l’anno). In tutti e 4 i casi il consiglio regionale deve ancora intervenire per stabilire con legge cosa avverrà a partire dal 1° gennaio, pena la decadenza delle autorità, ma qualcuno si era già avvantaggiato affrontando il problema negli anni scorsi. Come l’Emilia-Romagna, che con la legge regionale 10 del 2008 aveva già iniziato la riforma di una parte della regolazione pubblica dei servizi ambientali. Adesso con la riforma introdotta dalla Finanziaria 2010 si sta intraprendendo un percorso legislativo di ulteriore riordino che porterà alla soppressione degli attuali ambiti (Ato) provinciali e si sta ragionando sulla creazione di un ambito territoriale su scala regionale che preveda un modello associativo di governo assieme agli enti locali. La Toscana intanto annuncia l’avvio di una fase di transizione che precederà la riforma organica dei servizi pubblici e secondo la proposta di legge si individueranno quattro commissari – uno per l’acqua e tre per i rifiuti – che avranno il compito di completare e continuare a gestire i due servizi essenziali. Il provvedimento, che sarà allegato alla legge finanziaria regionale, dovrebbe prevedere la realizzazione di un unico ambito per l’acqua e la prosecuzione del lavoro nei tre ambiti dei rifiuti. Questa norma rientra nel percorso di riduzione dei costi complessivi della gestione e della politica, cioè i costi dei Cda degli attuali 9 Ato (6 acqua e 3 rifiuti). La proposta di legge sarà incentrata su un forte ruolo del pubblico. Ai commissari saranno affiancate assemblee consultive formate dai sindaci locali, la cui composizione riprodurrà sostanzialmente la composizione delle attuali assemblee dei rappresentanti. Non sono mancati i dubbi su cosa fare nelle Marche. L’ufficio legislativo ha predisposto una bozza, esaminata e condivisa dalla giunta. L’ipotesi è quella di creare un’agenzia con un suo direttore che amministri un ambito unico suddiviso, però, in sub-ambiti che ricalchino la situazione preesistente, in modo da non togliere voce alle assemblee dei comuni. Qui attualmente ci sono cinque Ato per la gestione del servizio idrico e altrettanti per i rifiuti. Solo che i confini non combaciano e le proposte di riforma presentate finora non sono andate in porto. La legge 24/2009 prevedeva l’istituzioni di autorità d’ambito, solo che è rimasta in stand by con la norma nazionale che abolisce gli Ato. Diversa la situazione in Umbria, dove prevale una tattica attendista e si scommette sull’idea che la riforma non toccherà quelli che qui si chiamano Ati (ambiti integrati) perché la legge abolisce i consorzi mentre gli Ati sono una forma di cooperazione tra enti locali obbligatoria e si potrebbe affermare che la legge regionale 23/2007 è già in regola con le disposizioni nazionali. Attualmente il territorio è suddiviso in 4 Ati con competenze non solo su ciclo idrico integrato e rifiuti, ma anche su sanità, politiche sociali e turismo. In ogni caso, dalla regione fanno sapere che «è intenzione della giunta valutare, prima della scadenza del termine per la soppressione degli ambiti, la necessità e l’opportunità di provvedere a un’ulteriore revisione normativa nell’ambito del processo di riforma già in atto su varie materie».

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