Questione migranti: le 7 proposte dell’’ANCI per trovare una soluzione

In una lettera al quotidiano Repubblica, il presidente ANCI Piero Fassino ha elencato le mosse strategiche e concrete per risolvere la gravissima emergenza migranti che sta incarnando negli ultimi mesi una delle questioni più delicate da fronteggiare per i Comuni italiani: “Tutti avvertiamo – spiega il numero uno dell’ANCI – che un approccio puramente emergenziale non basta più. Serve un salto di qualità, così come evocato dalle colonne di Repubblica anche dal Sindaco di Milano, Beppe Sala (per approfondire le parole del primo cittadino di Milano leggi quindr). Sí, serve a questo punto un vero Patto nazionale che, sulla base di un forte accordo tra Stato, Regioni, Comuni e mobilitando le tante energie della società civile, realizzi un cambio di passo nella gestione dell’emergenza profughi. Una esigenza che l’ANCI propone da tempo”.

Ma ecco i 7 principali punti proposti da ANCI alla luce dell’incontro svoltosi lo scorso 14 settembre con il Ministro Alfano: punti che avranno la possibilità di essere efficaci solo nel momento in cui l’Unione europea, superando troppi inaccettabili ritardi e rinvii, sarà in grado di dare corso agli impegni di redistribuzione dei profughi e alle misure decise con il Migration Compact.
1. Effettiva realizzazione dei Centri regionali di prima accoglienza, quale stazione intermedia tra il momento dello sbarco e la distribuzione dei profughi nei Comuni. Ad oggi i Centri sono pochi e saturi di persone e sempre più spesso i profughi passano direttamente dallo sbarco ai Comuni.
2. Passare ad un sistema “diffuso” di accoglienza, superando l’attuale concentrazione in un numero limitato di Comuni (circa 1.000), fonte di addensamento che suscita crescente inquietudine nell’opinione pubblica e enormi difficoltà nei Comuni. Ma un sistema “diffuso” che faccia leva sugli 8.000 Comuni italiani richiede come condizione imprescindibile che si adotti il criterio della “proporzionalità” tra numero di profughi inviati e popolazione del Comune ospitante. Molte delle resistenze delle amministrazioni locali ad accogliere derivano non da insensibilità, ma dal timore di vedersi destinatari di un numero non gestibile di profughi.
3. È necessario che l’accoglienza faccia capo ai Comuni attraverso il sistema SPRAR, superando gradualmente il parallelo canale prefettizio di distribuzione attivato dal Ministero degli Interni, fonte di sovrapposizioni e troppo spesso gestito senza alcun coinvolgimento dei Sindaci.
4. La possibilità per i Comuni di utilizzare i profughi in attività socialmente utili, quale forma di “restituzione” alla comunità che li accoglie. Il che richiede strumenti normativi elastici e flessibili, attualmente insufficienti.
5. L’esclusione dai vincoli di bilancio delle spese sostenute dai Comuni per le politiche di accoglienza e la predisposizione di forme di premialità per i Comuni che aderiscono al sistema di accoglienza Sprar.
6. La approvazione da parte del Parlamento del disegno di legge — fermo da un anno — sui minori non accompagnati, tema che per evidenti ragioni riveste una particolare criticità.
7. La semplificazione delle procedure di esame delle domande di asilo e l’accelerazione dei tempi, in ragione da stabilizzare coloro a cui l’asilo viene concesso e rimpatriare rapidamente coloro che non lo ottengono.

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