ROMA – Lasciate alle spalle le amate passeggiate estive in montagna, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti rientra a Roma e riparte dai cinque punti indicati nei giorni scorsi da Silvio Berlusconi per misurare in Parlamento la compattezza della sua maggioranza. Anche perché tre capitoli lo riguardano direttamente: fisco, federalismo e Sud, che insieme a giustizia e sicurezza compongono il pian. Non a caso il ministro dell’Economia fa subito tappa a Palazzo Grazioli per incontrare il presidente del Consiglio. Nell’agenda del responsabile del Tesoro ci sono anche altre priorità: dalla definizione della Dfp, la decisione di finanza pubblica, che da quest’anno sostituisce il vecchio Dpef, da varare entro il 15 settembre al dossier nomine, in primis quella del presidente della Consob su cui il ministro dell’Economia è chiamato ad esprimere il proprio parere. In ogni caso la partita nella maggioranza sui cinque punti di Berlusconi rappresenta anche per il titolare di via XX settembre un passaggio, non solo parlamentare, fondamentale. Lo stesso Tremonti, del resto, nei giorni scorsi ha manifestato la contrarietà a un ricorso anticipato alle urne. Su federalismo, Fisco e Sud i finiani hanno già lasciato intendere di essere pronti a dare l’ok, ma su tutti e tre fronti il cantiere va completato. Anzitutto mancano ancora all’appello tre decreti attuativi del federalismo fiscale: tributi provinciali, costi standard per le regioni e finanza regionale. I provvedimenti dovrebbero arrivare a settembre. Tra i progetti che il ministro dovrà vagliare c’è quello della Lega che punta a cedere alle regioni e ai comuni parte delle tasse oggi concentrate al “centro”, una sorta di «mix tra Irpef e Iva». C’è poi il capitolo Sud. Tremonti ha più volte sottolineato come gli interventi allo studio per il Mezzogiorno siano collegati al federalismo, a cominciare dalla maggiore responsabilizzazione nell’uso dei fondi. Fondi che, dopo il censimento portato a termine dal ministro Raffaele Fitto, saranno prevalentemente convogliati su un elenco ristretto e selezionato di opere pubbliche. Tra gli strumenti operativi scelti da Tremonti per intervenire c’è anche quello della Banca per il Mezzogiorno, che il ministro considera strategico. Sul fisco, come è noto, il ministro punta al disboscamento della giungla tributaria con l’obiettivo di giungere a regime, entro fine legislatura, a un alleggerimento delle imposte. Insieme alla semplificazione delle aliquote dovrebbero essere previsti interventi per le famiglie anche se fin qui a parlare di quoziente familiare è stato soprattutto Berlusconi. La rotta di Tremonti è già tracciata: avviare la riforma con «prudenza e consenso» non dimenticando il fardello del debito pubblico. Quanto ai conti pubblici, entro la metà di settembre dovrebbe arrivare in Parlamento la nuova decisione di finanza pubblica (Dfp) mentre entro il 15 ottobre dovrà essere varata la legge di stabilità, che sostituisce la vecchia legge Finanziaria, con una fisionomia quasi esclusivamente tabellare. La decisione di finanza pubblica conterrà le proiezioni del governo sugli andamenti macro, partendo da quello del Pil che per il 2010 è attualmente fissato dalla Ruef presentata nel maggio scorso a +1% (+0,8% la crescita già acquisita nei primi due trimestri). Il deficit dovrebbe attestarsi a quota 5% del Pil. Il governo alla ripresa dei lavori sarà alle prese anche con il dossier nomine: devono infatti ancora essere decisi i successori di Claudio Scajola al ministero dello Sviluppo economico e di Lamberto Cardia alla Consob. In pole position per il vertice della Consob c’è l’attuale presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà ma anche il viceministro all’Economia, Giuseppe Vegas, continuerebbe ad avere delle chances.
Priorità a fisco, federalismo e sud
L’agenda di Tremonti. Sul tavolo del ministro anche il varo della decisione di finanza pubblica (Dfp) e il dossier nomine
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