Pressione maggiore sugli affitti liberi

Fonte: Il Sole 24 Ore

Quando si è arrivati in cima, si può solo restare dove si è, oppure scendere di qualche passo. Si spiegano con questa logica elementare le conferme e gli sconti d’aliquota decisi sulle abitazioni principali e sulle seconde case da alcuni capoluoghi di provincia.
Le grandi città sono quelle che – negli ultimi anni – hanno sempre applicato le aliquote Imu e Tasi più elevate, e forse proprio per questo hanno scoperto in alcuni casi di avere lo spazio per una riduzione.
Prendiamo le prime case: nove Comuni hanno tagliato l’aliquota, otto l’hanno alzata e un centinaio l’ha lasciata invariata. D’altra parte, secondo le rilevazioni del Caf Acli, nelle città con più di 50mila abitanti il livello medio della Tasi sulle prime case è al 2,7 per mille, mentre nei piccoli centri fino a 5mila abitanti si ferma all’1,83 per mille: quasi un punto percentuale in meno, con un divario che appare improbabile possa essere colmato dalle detrazioni previste da due capoluoghi su tre.
Sostanziale parità tra rincari e sconti anche per le case a disposizione – dove però il prelievo è quasi sempre allineato ai massimi – e su negozi e uffici. Marcato aumento, invece, per le case locate a canone libero: per questi immobili in 15 capoluoghi il prelievo è aumentato rispetto al 2014, e solo in otto si è ridotto. 
Tra aumenti e «sconti», ad esempio, si è snodato il percorso di Modena. Dopo aver dato un’occhiata ai conti e aver accertato un taglio di oltre 12 milioni ai trasferimenti erariali, il Comune emiliano ha dovuto varare a marzo una manovra prudenziale “lacrime e sangue” con 9 milioni di imposte in più prospettate ai contribuenti. «Avevamo deciso di agire proprio sulla Tasi, portando al massimo l’aliquota sulla abitazione principale – spiega l’assessore al Bilancio, Ludovica Carla Ferrari – ma al tempo stesso agevolando alcuni casi particolari: per esempio gli alloggi produttivi sfitti». A luglio la retromarcia (positiva): non solo niente aumenti sulla prima casa, ma, al contrario, un lieve sconto (-0,6%) rispetto a quanto pagato lo scorso anno sempre per l’abitazione principale. «Avevamo promesso che se fossimo riusciti a recuperare qualcosa – ricorda Ferrari – saremmo intervenuti di nuovo sull’abitazione principale». Un risultato possibile grazie al recupero (parziale rispetto al 2014) di oltre 2 milioni dal fondo perequativo Imu-Tasi attuato con il Dl enti locali e alla possibilità di liberare alcune risorse prudentemente accantonate nel fondo anti rischi.
Modena però è un caso eccezionale. Sono in molti, al contrario, i Comuni che hanno dovuto aumentare il prelievo sul mattone quest’anno (si veda anche l’articolo a fianco).
È il caso di Ragusa, dove per la prima volta quest’anno la giunta pentastellata ha introdotto la Tasi al 2,5 per mille, salvaguardando però i redditi Isee sotto i 4.236 euro e gli alloggi affittati a canone concordato. «È la conseguenza della perdita di 3,4 milioni di fondi statali e di un milione di risorse regionali» – spiega l’assessore al Bilancio, Stefano Martorana. Ma sulla città siciliana grava anche un pesantissimo arretrato: «Abbiamo trovato dieci milioni di bollette energetiche comunali insolute – aggiunge Martorana – che ci costano due milioni l’anno in transazioni». Debiti arretrati e indennizzi extra hanno pesato anche su Crotone che quest’anno ha portato la Tasi dall’1 al 2,5 per mille sull’abitazione principale. «Non sono bastati i tagli ai costi della politica e la nuova imposta di soggiorno – sostiene l’assessore al Bilancio Sergio Contarino – abbiamo dovuto far fronte a risarcimenti per espropri di 30-35 anni fa».
A volte, nonostante l’innalzamento delle aliquote, è il gioco delle detrazioni ad alleggerire la pressione. È?il caso di Trento. Il comune sperimenta quest’anno per la prima volta la nuova imposta provinciale Imis (imposta immobiliare semplice) che sostituisce Imu e Tasi. Sulla abitazione principale, il maggior aggravio (0,35% l’aliquota) sembra forte, ma si compensa in molti casi con l’aumento delle detrazioni, passate dai 50 euro del 2014 ai 390 di quest’anno. Da notare però che con un emendamento alla Legge di Stabilità approvato dal Senato in ogni caso l’Imis è stata allineata all’Imu. Ma solo sotto il profilo dell’inquadramento normativo generale, lasciando ovviamente pienà libertà di manovra delle aliquote ai Comuni trentini.
Con una importante spending review c’è chi è riuscito a dimezzare la Tasi: «A Villacidro abbiamo tagliato 540 mila euro di spese correnti – annuncia il sindaco Teresa Maria Pani – e così la Tasi è scesa dal due all’uno per mille». Il Comune sardo – che ha ridotto anche la Tari del 38% in media – ha puntato ad esempio sull’abbassamento dell’illuminazione pubblica «ma soprattutto sul recupero dell’evasione fiscale». I controlli incrociati sul catasto hanno fruttato oltre 500mila euro».

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