Posizione delle Regioni e Province autonome sul negoziato relativo alla riforma della politica agricola comune

La nuova Politica Agricola Comune è una straordinaria occasione, soprattutto in questo momento storico in cui tutti i settori produttivi vivono una crisi diffusa, per utilizzare risorse pubbliche comunitarie, quale occasione unica di rilancio del sistema produttivo.

In questo senso, quanto sta avvenendo, sotto il profilo della programmazione delle risorse finanziarie riferite al periodo 2014-2020, in Italia, preoccupa notevolmente il sistema delle Regioni e Province autonome. Infatti, pur avendo partecipato, con enormi sforzi organizzativi, al lavoro dei tavoli per la predisposizione dell’Accordo di Partenariato (strumento principale di base negoziale con i Servizi della Commissione), non ha colto un indirizzo politico vero, rispetto ai temi strategici per l’Italia, prima ancora che per l’agricoltura italiana, in particolare per quelle realtà regionali caratterizzate da agricoltura intensiva. 

Lasciamo che le scelte siano fatte dalla politica, in questo senso si invita il Governo a riprendere il filo della discussione, individuando le priorità e le strategie da realizzare, ed evitando spinte centralistiche.

In relazione all’utilizzo specifico dei Programmi di Sviluppo rurale (PSR), il cui contributo allo sviluppo locale appare destinato ad essere affiancato da altri strumenti di programmazione finanziaria, le Regioni considerano cruciale l’apporto concordato e coerente di tutti i finanziamenti che possono insistere su di un medesimo territorio. Ritengono quindi strategico porre particolare attenzione alle seguenti macrocriticità, trasversali a tutta la programmazione, con una elevata valenza politica, che occorre affrontare e risolvere nelle opportune sedi:

– Integrazione e complementarietà tra fondi – Rispetto alle azioni sulle quali insiste più di un fondo europeo, è necessario che vengano individuate quanto più possibile “linee di demarcazione” per l’utilizzo dei fondi, prima con un accordo tra le Regioni e poi attraverso la condivisione con le Amministrazioni centrali, in modo da evitare rischi di duplicazione di attività/mancata attuazione dell’intervento e conseguente dispersione di risorse finanziarie.

– Governance – Vanno chiarite le competenze di intervento a livello programmatorio, sia in termini di rispetto del ruolo istituzionale delle Regioni e Province autonome, titolari di PO/PSR, sia rispetto all’attuazione degli strumenti programmatori. In particolare, si chiede alle Amministrazioni centrali di chiarire, con un quadro definitivo, eventuali PO nazionali che si intende proporre e/o le specifiche tematiche che si intende approcciare con i due livelli predetti. Alcune tematiche sono, infatti, già state proposte dalle Amministrazioni centrali a copertura di interventi a carattere nazionale. Le Regioni chiedono quindi che questi temi siano chiaramente individuati e oggetto di valutazione politica congiunta.

– Relazioni tra PSR/POR/PON– Una volta individuato quanto sopra, si propone di avviare una approfondita riflessione in merito alle attività che si stanno ponendo in essere in termini di zonizzazioni (es. aree interne e zonizzazione PSR) e di campo di azione degli eventuali PON con gli altri strumenti di programmazione regionale (PSR e POR), specie con riferimento, per quanto concerne il FEASR, alla configurazione dei Gruppi Operativi dei PEI (Partenariato Europeo dell’Innovazione) e le politiche per la “montagna”, nonché le problematiche connesse all’applicazione dei CLLD.

– Individuazione priorità programmatorie e relative assegnazioni finanziarie – A fronte della richiesta del DPS, di individuazione delle medesime, la Commissione ha chiesto di procrastinare quello che si configura non come un semplice esercizio tecnico, bensì come un quadro di scelte da assumere a livello politico. Tuttavia appare imprescindibile che la valutazione politica possa essere effettuata solo una volta che sia chiarito in primis il quadro di risorse finanziarie disponibili, derivante dal bilancio europeo, oltre alle modalità di impiego delle stesse risorse europee e nazionali.

Alcuni temi di riflessione rispetto alla nuova PAC

Preliminarmente, per consentire una più facile definizione delle questioni più importanti, proponiamo un’analisi distinta per i due pilastri della PAC.

Con riferimento al I°pilastro, la proposta attuale, nonostante i miglioramenti, continua a non risolvere molti dei grandi nodi critici del sistema di aiuti agli agricoltori:

  • non attenua il carico burocratico in capo agli agricoltori, ma anzi rischia di acuirlo,
  • continua ad essere poggiata su un sentiero in parte anacronistico, che non tiene conto dei grandi cambiamenti di scenario e del rinnovato protagonismo che l’agricoltura ha acquisito in termini sociali ed ambientali.

L’accordo raggiunto, il giugno scorso, a livello europeo, permette di fare alcuni passi avanti significativi nei confronti della convergenza degli aiuti, in quanto consente di tenere in conto la difficile situazione di alcuni comparti e territori, lasciando agli Stati Membri la possibilità di limitare gli effetti di riduzioni troppo drastiche.

Gli Stati Membri dovranno assumere decisioni importanti su questo, ma anche su altri fronti. A differenza del passato oggi l’applicazione del sistema dei pagamenti diretti diventa un pò più flessibile e le scelte che opereremo saranno dirimenti, sia riguardo alla gestione del processo di convergenza, sia riguardo alle scelte che attengono le altre componenti obbligatorie e volontarie dello schema pagamenti diretti, nonché le questioni connesse all’applicazione del Greening, per la quale si auspica una formulazione più chiara e coerente, circa i meccanismi di funzionamento.

Si dovranno compiere scelte in termini di pagamento: redistributivo, delle zone con vincoli naturali, giovani, nonché riguardo alla quota attivabile di pagamento accoppiato, regime per le piccole aziende ed altre questioni. Questi margini decisionali abbracciano anche altre questioni importanti come il tema della costruzione dell’architettura entro la quale avviare il processo di regionalizzazione degli aiuti, la stessa definizione di agricoltore attivo, la definizione di possibili sottoprogrammi, tra cui quello “per la montagna”, determinante per le Regioni che posseggono territorio di tale caratterizzazione.

Ed quindi chiaro che siamo alla vigilia di momenti decisionali importanti che impattano direttamente sulla sostenibilità economica dell’azienda agricola e sul suo ruolo socio-ambientale e che necessitano di un confronto largo, capace di definire la nostra visione della futura agricoltura italiana, alla luce, tra l’altro dei tempi serrati che sono a nostra disposizione. In tal senso si sollecita il Ministro ad avviare quanto prima la discussione su questi punti perché tanto consentirebbe di procedere alla definizione dei PSR in un’ottica più organica.

Scelte che devono cogliere le opportunità offerte da questi spazi di manovra ma che devono anche ridisegnare la strumentazione esistente.
Si rinvia per ulteriori approfondimenti alla lettura integrale del documento approvato dalla Conferenza della Regioni: – RIFORMA POLITICA AGRICOLA COMUNE: POSIZIONE DELLE REGIONI E PROVINCE AUTONOME

(Fonte: Regioni.it)

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