Pompei pronta ad accogliere i mecenati

Fonte: Il Sole 24 Ore

Sponsor cercasi anche per Pompei. L’obiettivo è di trasferire in Campania quanto già fatto a Roma con il Colosseo, dove il ministero ha stretto un accordo con il patron di Tod’s, Diego Della Valle, che ha messo sul piatto 25 milioni per restaurare l’anfiteatro più famoso del mondo, intervento i cui dettagli saranno illustrati mercoledì dall’imprenditore marchigiano e dai vertici del ministero. Gli elementi per esportare il modello Colosseo ci sono, almeno sulla carta, tutti. La sperimentazione della mappatura delle criticità di Pompei è stata affidata, all’indomani del crollo della Domus dei gladiatori, alla facoltà di architettura dell’università di Genova e al Politecnico di Milano, le stesse che hanno portato a termine un lavoro analogo per l’area archeologica romana. Dunque, una metodologia di lavoro già testata per le opere nella capitale, dove dal 2009 esiste un commissario ad hoc. Inoltre esiste un programma straordinario di interventi, fatto di risorse provenienti dai fondi Fas Campania, di assunzioni di tecnici e di regole più snelle per la ricerca degli sponsor e per l’affidamento dei lavori. Nelle linee essenziali quel programma è stato delineato dal decreto legge omnibus di fine marzo (il Dl 34, poi convertito dalla legge 75) ed è stato di recente arricchito dai dettagli contenuti nel piano presentato dal direttore generale delle antichità, Luigi Malnati, e dal soprintendente dell’area archeologica di Napoli e Pompei, Teresa Elena Cinquantaquattro, al Consiglio superiore dei beni culturali, che qualche giorno fa ha dato il via libera. Si tratta di un piano di 85 milioni (in realtà 105, se si aggiungono anche gli interventi di ricognizione dei rischi e quelli di comunicazione e di sicurezza), destinati a recuperare il patrimonio di Pompei e di altre aree (Ercolano, Pozzuoli, Oplontis, Boscoreale, Bacoli, Nola e Napoli) che fanno capo alla soprintendenza archeologica napoletana. A Pompei sono destinati 47 milioni per portare a termine 39 progetti, 9 dei quali già nella fase esecutiva, 13 in quella definitiva e il resto allo stadio di elaborazione preliminare. «Non si tratta – spiega Malnati – di progetti nati all’indomani dell’approvazione del programma straordinario da parte del decreto omnibus, ma di interventi allo studio da tempo e che ora si possono realizzare grazie alle nuove risorse. L’obiettivo è porre fine ai lavori episodici per tamponare l’emergenza». Le risorse che foraggiano il programma straordinario – ai 105 milioni del Fas si aggiungeranno anche parte di fondi provenienti dalla vendita dei biglietti nella soprintendenza di Napoli e Pompei – non potranno, però, coprire tutti gli interventi necessari per dare nuova luce a Pompei. Occorreranno altri capitali. E qui potranno intervenire i privati. Per incentivare le sponsorizzazioni sono stati previste dal decreto omnibus procedure accelerate. La ricerca dei mecenati sarà affidata a un avviso da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale italiana e, se necessario, su quella europea e, per almeno trenta giorni, su due quotidiani nazionali. L’avviso conterrà l’elenco degli interventi da realizzare e l’importo. Se all’appello risponderanno più sponsor, la soprintendenza di Napoli e Pompei assegnerà a ogni candidato i lavori da portare a termine e stabilirà le regole per farsi pubblicità con i restauri. Nel caso, invece, il reclutamento andasse deserto, il soprintendente potrà bussare direttamente alla porta degli imprenditori e sondare le loro intenzioni. A quel punto si potrà, dunque, procedere con la trattativa privata, così come è accaduto per il Colosseo. Sono stati anche dimezzati i tempi per la presentazione dei documenti necessari al l’espletamento dei lavori (domande, capitolati e quant’altro) previsti dal codice dei contratti pubblici. E poiché anche gli spazi esterni alle aree archeologiche hanno necessità di essere bonificati e valorizzati, quegli interventi sono stati dichiarati di pubblica utilità, realizzabili in deroga agli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, seppure con l’avallo della regione e del comune interessato. C’è, infine, un’ultima novità studiata per cercare di evitare le lungaggini. L’aveva anticipata Giancarlo Galan nella presentazione del suo programma alla Camera, subito dopo l’insediamento ai Beni culturali. In quell’occasione il ministro aveva affermato di voler portare a 1,5 milioni la soglia dei restauri da affidare a trattativa privata. Norma che è stata inserita nel Dl sviluppo, sul quale domani la Camera voterà la fiducia e il maxiemendamento. La norma originaria rispettava la volontà di Galan di alzare l’asticella fino a 1,5 milioni, contro i 500mila del passato, ma un emendamento approvato in commissione la scorsa settimana ha diminuito la soglia a un milione. «C’è chi ha detto – afferma Paolo Carpentieri, capo dell’ufficio legislativo dei Beni culturali – che con l’innalzamento della soglia sarà più facile dare i lavori agli amici o agli amici degli amici. Bisogna, però, ricordare che anche nella trattativa privata il codice dei contratti pubblici prevede vengano interpellate dieci ditte idonee: si tratta, dunque, di una procedura negoziata che garantisce la trasparenza. Eppoi, i lavori nel settore culturale sono da sempre stati considerati appalti di servizi, ambito dove anche la soglia comunitaria è più flessibile. Infine, avere una soglia più alta per gli affidamenti diretti consente di superare l’annoso problema dei residui passivi, cioè dei soldi che le soprintendenze non riescono a spendere anche perché per ogni intervento è necessario fare una gara». “Sponsor fatevi avanti”. È, dunque, questo che il ministero vuole dire ai potenziali mecenati. Lo stesso Della Valle non ha nascosto – da ultimo in occasione del suo ingresso come socio nella fondazione Teatro alla Scala di Milano con una dote di 5,2 milioni di euro – di avere un certo interesse a intervenire su Pompei. «Al di là di quella manifestazione di intenti – sottolinea Roberto Cecchi, segretario generale dei Beni culturali – nulla si è però ancora concretizzato. Su Pompei al ministero non sono ancora arrivate offerte. Che invece spero ci siano, perché i 105 milioni del programma straordinario non basteranno. Si può, pertanto, pensare a un doppio binario: da una parte l’intervento statale già programmato e dall’altra il contributo dei privati».

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