Piccoli comuni, primo sì alla legge

Con 432 voti a favore, due astensioni e nessun contrario, la Camera ha approvato ieri in serata la legge bipartisan condivisa da tutti i gruppi parlamentari che contiene misure per la valorizzazione dei comuni più piccoli, con meno di 5mila abitanti, ed in particolare comunità montane e comuni appartenenti ad aree protette. La legge passa ora all’esame del Senato. Nel corso delle votazioni sul provvedimento, il Governo è stato battuto una volta nell’aula di Montecitorio sull’emendamento della Pd Paola de Micheli alla legge sui piccoli comuni: la modifica all’articolo 3 è passata nonostante il parere contrario del governo, con 274 sì e 266 no. Si tratta della previsione di modelli semplificati per i piccoli comuni, per programmare opere pubbliche, organizzare il personale e gli uffici e controllo di gestione. Il testo riproduce sostanzialmente quelli già delle due precedenti legislature che però non sono mai diventati legge in quanto non sono stati approvati da entrambi i rami del Parlamento. Ora si spera, ha spiegato il relatore Massimo Vannucci (Pd) “che il Senato riesca a approvare questo tempo prima della fine della legislatura”. Il provvedimento, su cui si è registrata la convergenza di maggioranza ed opposizione, mira alla promozione e al sostegno delle attività economiche, sociali, ambientali e culturali svolte nell’ambito territoriale dei piccoli comuni, a tutelarne il patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonico e ad adottare misure a vantaggio sia dei cittadini che vi risiedono, sia delle attività produttive, con riferimento, in particolare, al sistema di servizi territoriali, con l’obiettivo di stimolare e incrementare anche il movimento turistico. Il testo si riferisce ai comuni o frazioni con popolazione pari o al di sotto dei cinquemila abitanti; particolarmente a quelli che presentano un dissesto idrologico o altre criticità ambientali, arretratezza economica, decremento della popolazione, disagio abitativo, un elevato indice di vecchiaia o una percentuale di disoccupati molto alta, difficoltà di comunicazione o dove il territorio è molto ampio rispetto all’insediamento. Ai piccoli comuni non sarà applicata la grande programmazione richiesta alle grandi città. Avranno nuove norme più semplici per la valutazione dei responsabili degli uffici, e potranno avvalersi dei concessionari del monopolio, dei tabaccai per pagare imposte, tasse e tributi. Potranno stipulare convenzioni con le diocesi cattoliche e potranno avvalersi dei fondi per il gioco del lotto. Inoltre, potranno acquisire stazioni ferroviarie dismesse e case cantoniere Anas dismesse. Si potranno registrare le nascite nei piccoli comuni anche se avvenute altrove, solo a fini statistici.  Il contratto di programma che il Governo deve stipulare con l’amministrazione postale mirerà ad offrire ai piccoli comuni la possibilità di fare convenzioni per salvaguardare il servizio postale. Ad esempio, affidando le tesorerie comunali alle Poste per mantenere aperti sportelli dove le Poste vorrebbero chiuderli. Nulla da fare invece per la lotteria “Piccoli comuni”, un gratta e vinci che nelle premesse avrebbe prodotto gettito da distribuire ai piccoli comuni. Sarà sostituita da un fondo ad hoc.

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