Più difficile ottenere il part time L’amministrazione può dire no

Fonte: Italia Oggi

Il part time non è più automatico. L’unica categoria di lavoratori che potrà chiedere la trasformazione da tempo pieno a tempo parziale, senza che l’amministrazione possa negarlo, è quella dei malati oncologici. È una delle novità contenute in una circolare emanata dal dipartimento della funzione pubblica della presidenza del consiglio dei ministri il 30 giugno scorso (n.9). Restano escluse alcune precedenze, per esempio quelle previste dalla legge 104/92. Precedenze che però non comporteranno automaticamente la trasformazione del rapporto a domanda. È una vera rivoluzione copernicana, dunque, quella introdotta dal Collegato lavoro, che ha trasformato il part time da diritto a mero interesse legittimo. Prima dell’avvento dell’art. 16 della legge 183/2010, l’unica condizione prevista era l’effettività della capienza della quota di organico destinata a questi rapporti. Dopo l’entrata in vigore del Collegato, invece, è cambiato tutto. Sarà l’amministrazione a decidere se concedere o non concedere il part time, tenendo conto delle esigenze di servizio. La Funzione pubblica ha raccomandato però alle amministrazioni di adottare i provvedimenti di rifiuto o di riconduzione a full time sempre nel rispetto dei principi di buona fede e correttezza, così da evitare condanne da parte dei giudici del lavoro. Il provvedimento dovrebbe lambire solo marginalmente la scuola, visto che la restante parte dell’orario di lavoro è coperta con mobilità o supplenze, senza dunque creare disfunzioni. Qualche problema potrebbe invece nascere presso il ministero e negli uffici scolastici, dove le trasformazioni in part time non comportano sostituzioni. E dunque, i dirigenti potrebbero decidere, in casi particolari, di imporre ad impiegati e funzionari di ritornare a lavorare in full time, qualora fruissero di rapporti a tempo parziale non più conciliabili con le esigenze dell’amministrazione, il cui organico e ormai ai minimi termini.

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