Pensioni d’oro, Governo battuto

Fonte: Il Sole 24 Ore

Le commissioni bancarie continuano a rappresentare un ostacolo sulla strada dell’Esecutivo. Sia direttamente, com’è avvenuto ai tempi del decreto liberalizzazioni; sia indirettamente, com’è accaduto ieri. L’ultimo incidente di percorso in Parlamento del Governo Monti si è verificato infatti sul decreto correttivo sugli oneri applicati dagli istituti di credito, con il Governo che è andato sotto su un emendamento dell’Idv che rende più stringente il giro di vite sulle “pensioni d’oro”. Un colpo di scena che non ha impedito all’assemblea di Palazzo Madama di dare il suo ok all’intero testo, che è passato con 207 sì, 27 no e un astenuto ed è ora pronto per il secondo passaggio parlamentare a Montecitorio.
A ogni modo, più che per il via libera al Dl, la giornata di ieri sarà ricordata per il dietrofront sul meccanismo di calcolo per il trattamento previdenziale dei dirigenti pubblici. Un emendamento dell’Italia dei valori – approvato con 124 voti favorevoli, 94 contrari e 12 astenuti – ha cancellato dall’articolo unico del provvedimento il comma 2 che avrebbe consentito ai manager statali interessati dall’introduzione del tetto retributivo di 293mila euro previsti dal decreto «salva-Italia» di mantenere trattamenti pensionistici privilegiati grazie a un calcolo sullo stipendio originario anziché su quello decurtato.
Nonostante il parere contrario dell’Esecutivo l’eliminazione della norma è avvenuta comunque, grazie a 72 “franchi tiratori” del Pdl, 8 del Pd e 6 del Terzo polo che hanno votato con Lega e Idv. La disposizione “cassata” escludeva che il nuovo e più basso stipendio dei grand commis valesse «con riferimento alle anzianità contributive maturate a decorrere dalla data di entrata in vigore del predetto decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (quello che fissa la soglia a 293mila euro, ndr) con riferimento ai soggetti che alla data del 22 dicembre 2011 abbiano maturato i requisiti per l’accesso al pensionamento». E ciò per evitare contenziosi basati su alcune pronunce della Consulta. Come la sentenza 264/1995 che ha concesso l’esclusione, dal computo della retribuzione pensionabile, di successivi trattamenti economici inferiori.
Dopo il voto di ieri il rischio di una pronuncia di incostituzionalità sulle “pensioni d’oro” torna d’attualità. Ed è per questo che il Governo potrebbe decidere di reinserire alla Camera il comma cancellato al Senato. Anche se su questo punto il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, non si è sbilanciato: «È ancora troppo presto per stabilirlo». Nella decisione conteranno anche i tempi stretti per la conversione visto che il Dl dovrà diventare legge entro il 22 maggio e una qualsiasi modifica a Palazzo Madama renderebbe necessario un nuovo passaggio a Montecitorio.
Per il resto il decreto licenziato ieri interviene sulle commissioni bancarie (su cui si veda altro articolo qui accanto). Disponendo, da un lato, la nullità di quelle sulle linee di credito poste dagli istituti che non si adegueranno alle regole del Cicr e, dall’altro, l’esclusione di quelle apposte per le famiglie che vanno in «rosso» sul conto corrente per 500 euro e per meno di sette giorni.
Tra le altre novità introdotte al Senato spicca il rafforzamento del ruolo dell’Osservatorio che monitorerà l’accesso al credito istituito dal provvedimento. Oltre ai rappresentanti del Tesoro, dello Sviluppo Economico e della Banca d’Italia, ne faranno parte anche «un rappresentante delle Associazioni dei consumatori indicato dal Consiglio nazionale consumatori, un rappresentante dell’Abi, tre rappresentanti indicati dalle Associazioni delle imprese maggiormente rappresentative a livello nazionale, e un rappresentante degli organismi di società finanziarie regionali». Al tempo stesso i clienti, sia imprese che famiglie, potranno presentare al Prefetto una «istanza» in caso di credito negato. E quest’ultimo, dopo aver chiesto alla banca una motivazione, potrà girare la pratica all’Ombudsman bancario «non oltre trenta giorni dalla segnalazione». Soddisfatta infine Simona Vicari (Pdl), relatrice del Dl insieme a Filippo Bubbico (Pd), per un testo che rafforza «le tutele previste nel settore del credito per le famiglie e le imprese».

Cartellino giallo

Il voto
Ieri il Governo è stato battuto in Senato su un emendamento dell’Italia dei valori che ha abrogato un articolo del decreto sulle commissioni bancarie, che conteneva una norma a favore delle pensioni dei manager pubblici. I favorevoli sono stati 124 i contrari 94. L’emendamento delle opposizioni (sul quale relatore e governo avevano espresso parere contrario) sopprime le norme sul trattamento previdenziale dei manager pubblici dopo il tetto agli stipendi
Il voto è stato trasversale: sono infatti 72 senatori del Pdl, 8 del Pd, 2 del gruppo Terzo Polo-Fli e 4 del gruppo Udc-Svp gli esponenti della maggioranza che sostiene il governo Monti ad aver votato ieri a favore dell’emendamento dell’Idv

La norma
L’articolo abrogato integrava un comma del decreto Salva Italia, che imponeva un contributo di solidarietà per gli stipendi dei manager pubblici oltre i 300mila euro annui. L’articolo stabiliva che questo «taglio» di stipendio era ininfluente ai fini della definizione della pensione per la parte calcolata prima del 22 dicembre 2011 quando è entrato in vigore il Salva-Italia

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