Pari opportunità: guardia più alta

Fonte: Il Sole 24 Ore

Nelle Pa è in arrivo un nuovo organismo che dovrà contribuire a migliorare la produttività e l’efficienza, suggerendo interventi che favoriscano le pari opportunità, il benessere organizzativo e il contrasto di qualsiasi forma di discriminazione e di violenza morale o psichica. Il collegato lavoro prevede, infatti, che entro la prima decade di marzo 2011 le Pa debbano costituire il Comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni. Questo nuovo organo si sostituisce ai due distinti comitati (uno per le pari opportunità e uno per il mobbing) previsti dai Ccnl. Il nuovo Comitato avrà tanti componenti quante sono le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello di amministrazione, ciascuna delle quali dovrà designarne uno, a cui si aggiunge un pari numero di componenti in rappresentanza dell’amministrazione in modo da assicurare nel complesso la presenza paritaria di entrambi i generi. Mentre la costituzione del Comitato è compito delle singole amministrazioni, dovrà essere una direttiva dei ministeri della Funzione pubblica e delle Pari opportunità, sempre antro la prima decade di febbraio 2011, a dare indicazioni sulle modalità di funzionamento. In caso di mancata nomina dell’organo, è prevista una responsabilità dei dirigenti preposti alla gestione del personale, da valutare anche al fine del raggiungimento degli obiettivi e della conseguente retribuzione di risultato che potrà esserne inficiata. La legge 183/2010 interviene poi ampiamente sul tema del divieto di discriminazione e del benessere organizzativo. Nel settore pubblico per la prima volta una legge nazionale prevede la tutela del lavoratore contro il fenomeno del mobbing, definendolo come forma di discriminazione e di violenza morale e psichica. Ciò comporta che tutte le Pa dovranno adottare al proprio interno anche linee generali per garantire pari opportunità nonché l’assenza di qualunque forma di discriminazione e di violenza morale o psichica. La discriminazione che va prevenuta e combattuta, e che può degenerare nel mobbing, non è soltanto quella di genere, ma anche quella legata all’età, all’orientamento sessuale, alla razza, all’origine etnica, alla disabilità, alla religione o alla lingua.

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