P.a., i certificati vanno in soffitta

Fonte: Italia Oggi

Niente più certificati alla p.a. Gli uffici pubblici d’ora in avanti avranno solo due possibilità: acquisire d’ufficio dati e informazioni da cittadini e imprese o accettare le autocertificazioni. «Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi»: sarà questa la frase che d’ora in poi campeggerà (a pena di nullità) sui certificati. Che potranno essere utilizzati solo nei rapporti tra privati. E anche il Durc (il Documento unico di regolarità contributiva che attesta l’assolvimento, da parte dell’impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di Inps, Inail e Cassa Edile) dovrà essere acquisito d’ufficio. Hanno trovato posto nella prima bozza di decreto sviluppo (anticipata ieri da ItaliaOggi) le misure di semplificazione per cittadini e imprese, annunciate dal ministro della funzione pubblica Renato Brunetta a fine settembre (si veda ItaliaOggi del 27/9/2011). Non senza qualche polemica a seguito delle dichiarazioni del ministro sui certificati antimafia. Che però non scompariranno affatto, ma dovranno essere acquisiti d’ufficio dalle p.a. «nel rispetto della normativa di settore». La misure allo studio introdurranno una serie di «modifiche chirurgiche» al Testo unico sulla documentazione amministrativa (dpr n. 445/2000). Per scongiurare il rischio di un nuovo flop (le norme in materia di semplificazione amministrativa ci sono già ma sono inattuate da 20 anni) le p.a. che emettono i certificati dovranno individuare un ufficio responsabile «per tutte le attività volte a gestire, garantire e verificare la trasmissione dei dati o l’accesso diretto alle informazioni da parte delle amministrazioni». Chi non si adeguerà al nuovo corso rischierà grosso, perché la mancata risposta alle richieste di controllo entro 30 giorni costituirà violazione dei doveri d’ufficio e verrà presa in considerazione ai fini della valutazione delle performance individuali. Rendicontazione periodica. Entro il 31 gennaio di ogni anno le p.a. statali dovranno trasmettere alla presidenza del consiglio una relazione sul bilancio complessivo degli oneri amministrativi a carico di cittadini e imprese. Palazzo Vidoni ogni anno dovrà predisporre una relazione contenente il bilancio annuale degli oneri amministrativi, introdotti o eliminati, per ciascun ente. Le amministrazioni col bilancio in rosso (in cui cioè gli oneri introdotti sono stati maggiori rispetto a quelli eliminati) dovranno darsi da fare (per esempio non chiedendo più agli utenti dichiarazioni, attestazioni, certificazioni e incentivando l’utilizzo dell’autocertificazione) seguendo alla lettera un apposito piano di semplificazione che verrà messo a punto dal governo entro 90 giorni. Certificazione dei debiti della p.a. e mutui garantiti dallo stato. Nella bozza di decreto sviluppo troverà anche spazio il restyling della normativa in materia di certificazione dei debiti delle pubbliche amministrazioni. Ci stanno lavorando i tecnici del Mef e del ministero della semplificazione e trovano conferma le anticipazioni pubblicate su ItaliaOggi lo scorso 4/10/2011. Con una sola novità: la certificazione da parte di enti locali, regioni ed enti sanitari dei crediti vantati nei loro confronti dalle imprese resterà facoltativa e non diventerà obbligatoria (la Ragioneria generale dello stato ha bocciato la proposta temendo possibili ricadute negative in termini finanziari). Ma gli enti che rifiuteranno la certificazione dovranno motivare il loro diniego. Nei bandi di gara per la gestione dei servizi di tesoreria degli enti sarà previsto come requisito essenziale l’impegno da parte del tesoriere comunale a non opporsi alla cessione pro soluto delle somme dovute per somministrazioni, forniture e appalti. Inoltre, onde evitare che gli enti facciano il passo più lungo della gamba, verrà previsto un doppio nulla osta da parte delle ragionerie comunali sulla copertura finanziaria dell’opera: non solo per competenza, come previsto oggi, ma anche per cassa. Per questo motivo è allo studio una modifica all’art. 9 del dl 78/2009 (convertito nella legge n. 102/2009) che già si occupa di tempestività dei pagamenti della p.a. Oggi però si prevede che «il funzionario che adotta provvedimenti che comportano impegni di spesa ha l’obbligo di accertare preventivamente che il programma dei conseguenti pagamenti sia compatibile con i relativi stanziamenti di bilancio e con le regole di finanza pubblica». In pratica una compatibilità per competenza. Con le modifiche allo studio (i tecnici di Calderoli prima di sciogliere la riserva sono in attesa di un parere della Rgs sul tema dei pagamenti della p.a.) il visto della ragioneria comunale dovrà tenere conto anche delle risorse immediatamente disponibili e cioè della cassa. Tra le altre misure su cui stanno lavorando Giulio Tremonti e Roberto Calderoli c’è anche la garanzia dello stato sui mutui casa contratti dalle giovani coppie di sposi senza un lavoro a tempo indeterminato. Tagli agli immobili e dismissioni. Nel 2012 e nel 2013 le amministrazioni centrali dello stato dovranno ridurre di almeno il 10% la superficie degli immobili demaniali utilizzati per ospitare gli uffici pubblici. Nel caso in cui la p.a. sottoscriva nuovi contratti di locazione, sarà la spesa per i canoni d’affitto a dover essere ridotta del 10%. I risparmi ottenuti rispetto al 2011 serviranno per metà a migliorare i saldi di finanza pubblica e per l’altra metà saranno destinati alla contrattazione integrativa. I proventi derivanti dalle dismissioni del patrimonio residenziale pubblico potranno essere utilizzati da regioni ed enti locali solo per finanziare gli investimenti e non concorreranno a determinare gli obiettivi di finanza pubblica individuati dal patto di stabilità. Un fondo di 15 milioni di euro per lanciare gli Its. È il finanziamento aggiuntivo che è stato scovato nelle pieghe del decreto legge sviluppo per sostenere gli istituti tecnici superiori. Il dl sviluppo interviene anche sulla governance degli Its, fondazioni di diritto privato in cui possono partecipare enti locali, aziende, università e anche sindacati: i consigli di indirizzo e le giunte potranno adottare delibere con la previsione di voti di diverso peso o di diverso quorum.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *