Nucleare, la Germania riallunga la vita alle centrali

Il governo di centrodestra tedesco guidato da Angela Merkel (Cdu) ha approvato il 28 settembre scorso a Berlino l’annunciato piano energetico a lunga scadenza che praticamente annulla la decisione di chiudere le 17 centrali tedesche entro il 2022, presa nel 2001 da una coalizione di centrosinistra guidata dall’allora cancelliere socialdemocratico (Spd) Gerhard Schroeder (Spd). La decisione di prolungare in media di 12 anni la produzione di energia elettrica delle 17 centrali nucleari attualmente in funzione in Germania, già approvata dai partiti della coalizione della Merkel tre settimane fa, è stata giustificata dal governo con la necessità di ammodernare prima il sistema di distribuzione dell’energia elettrica e del gas. Nel pacchetto di leggi approvato dal governo è prevista la continuazione della attività delle centrali nucleari fino almeno al 2036, mentre entro il 2050 la produzione di energia da fonti rinnovabili e ecologicamente compatibili dovrà essere passata dall’attuale 16% all’80% del fabbisogno nazionale.
Secondo il ministro per l’Ambiente, Norbert Roettgen (Cdu) lo Stato incasserà oltre la metà degli ulteriori guadagni che le quattro grandi società energetiche tedesche (Eon, RWE, EnBW e Vattenfall) faranno grazie al prolungamento dell’attività nucleare, in tutto circa 30 miliardi di euro. Con quei fondi sarà ammmodernato il sistema di distribuzione tedesco. Le leggi di attuazione dell’accordo saranno presentate al Bundestag venerdì prossimo, per entrare in vigore dal primo gennaio 2011. Resta però da vedere se la Corte costituzionale tedesca approverà la scelta del governo di non presentare il pacchetto di leggi anche al Bundesrat, la Camera dei rappresentanti regionali dove la coalizione guidata da Merkel non ha più la maggioranza.
In tema di energia, la cancelliera Merkel ha annunciato anche una riduzione della forte tassa sulle imprese a maggior consumo di energia (come l’industria dell’alluminio) per costringerle a fare maggiori innovazioni. Inizialmente avrebbe dovuto fruttare 1,5 miliardi di euro all’anno. Nelle 39 pagine di progetto energetico approvato a Berlino non c’è più invece un ambizioso piano per costringere i proprietari immobiliari a risanare energeticamente gli edifici più vecchi. Secondo il ministro dell’edilizia, Peter Ramsauer (Csu), due terzi dei 18 milioni di edifici della Germania non sono in regola con le esigenza della tutela climatica, ma il loro risanamento sarà perseguito attraverso stimoli finanziari, e non con la forza delle imposizioni.

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