Napoli, via libera della Provincia al trasferimento di rifiuti all’estero

Il Comune di Napoli ha sottoscritto tre accordi per trasferire i rifiuti napoletani al di fuori dei confini campani a partire dal mese di settembre. Lo ha annunciato il vicesindaco e assessore all’Ambiente Tommaso Sodano, precisando che «due riguardano Paesi stranieri e uno l’Italia». E sul progetto di trasferimento all’estero dei rifiuti di Napoli ora c’è anche il via libera della Provincia. È stato infatti firmato a Palazzo Matteotti un protocollo d’intesa tra Provincia e Comune di Napoli proprio per avviare lo smaltimento fuori dal territorio italiano dei rifiuti solidi urbani prodotti nel capoluogo campano. L’intesa prevede che le partecipate Sapna ed Asia di gestire i rapporti con i Paesi stranieri che accoglieranno la spazzatura.
I rifiuti, inviati via nave a partire dall’inizio di settembre, saranno quelli prodotti quotidianamente dalla città di Napoli, ma, proprio in virtù dell’accordo appena sottoscritto, anche quelli accumulati negli Stir. La Sapna, la società ambientale della Provincia di Napoli, con il supporto della municipalizzata Asia, coordinerà le operazioni tecniche necessarie per il trasferimento. Soddisfazione per l’intesa raggiunta è stata espressa dal presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, e dal sindaco Luigi de Magistris, convinti che l’accordo consentirà di risolvere finalmente la situazione di criticità dell’attuale ciclo dei rifiuti.
Ancora nessun dettaglio ufficiale, però, è stato reso noto sulla destinazione delle immondizie napoletane, anche se voci sempre più insistenti parlano di Paesi nordici o dell’Europa dell’est. Categorico, su questo punto, il sindaco Luigi De Magistris: «I tre accordi che abbiamo firmato non ci consentono di rendere pubblici i luoghi finché non partirà la prima nave, ai primi di settembre». Il timore è che rendere pubblica la destinazione della spazzatura possa dar luogo a proteste della popolazione interessata. Anche perché, precisano gli amministratori napoletani, gli accordi in questione non sono gesti di solidarietà, ma vere e proprie iniziative commerciali.
«Anche in questo senso – ha precisato De Magistris – il silenzio sulla destinazione serve per evitare le speculazioni internazionali che farebbero salire i costi per lo smaltimento». Tra l’altro, fanno sapere dall’entourage dell’amministrazione comunale, il mercato è già piuttosto “drogato” dagli interventi dell’Inghilterra, che non potendo più smaltire in discarica, si sta rivolgendo massicciamente agli impianti esteri di termovalorizzazione. I costi, in ogni caso, potrebbero essere addirittura inferiori a quelli sostenuti per lo smaltimento in Italia, anche perché, osservano dall’assessorato comunale all’Ambiente, alle cifre previste per lo sversamento in discarica vanno aggiunti altri costi accessori, a cominciare dai compensi per gli autisti dei camion, a cui a volte viene pagata un’intera giornata lavorativa solo per restare in coda fuori agli Stir.
Sottoscrivere gli accordi con le nazioni straniere, comunque, non è stato facile, a causa delle «condizioni internazionali difficilissime, per l’immagine di Napoli deturpata dai rifiuti». La decisione di smaltire la spazzatura fuori dai confini italiani, comunque, è stata presa dall’amministrazione comunale anche per la situazione di stallo che si è venuta a creare in Parlamento sul decreto rifiuti, che sembra avviato a decadere inesorabilmente (scade il 30 agosto). Previsto, in ogni caso, anche l’invio di immondizie verso alcune regioni dell’Italia settentrionale, a proposito delle quali il sindaco parla di un «pregiudizio politico» che è stato necessario superare: «Mentre la Lega diceva no ai rifiuti di Napoli, gli imprenditori del Nord ce li chiedevano». In strada, intanto, restano circa 700 tonnellate di immondizia. Dopo qualche giorno di stallo, fanno sapere dall’assessorato all’Ambiente, infatti, grazie ai trasferimenti fuori provincia si è riusciti a smaltire, oltre alla produzione giornaliera, anche una piccola quantità di spazzatura pregressa.

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