Napoli chiude per rifiuti

Fonte: Il Sole 24 Ore

NAPOLI – Il caso ha voluto che i cinque giorni annunciati sabato scorso da Luigi de Magistris per liberare la città dall’ennesima emergenza rifiuti scadessero a immediato ridosso del solstizio d’estate. Circostanza che non ha certo portato fortuna al nuovo sindaco di Napoli: la temperatura raggiunge i 29 gradi mentre il suolo del capoluogo campano è invaso da enormi cumuli di immondizia, difficili persino da quantificare. Non si contano gli esercizi commerciali del centro che hanno tirato giù le saracinesche per manifesta impossibilità a lavorare. E nell’hinterland, in corrispondenza dei siti di trasferenza appena individuati, si infiamma la protesta. L’unico spiraglio di soluzione, a questo punto, risiede nel trasferimento dell’immondizia nelle altre province campane sulla base di un accordo di massima raggiunto ieri sera nell’ambito di un summit in Regione. In quanto a tempistica, stavolta prevale la cautela: pulire tutto entro il 15 luglio. Ma andiamo con ordine. Secondo le stime più ottimistiche che circolano a Palazzo San Giacomo le giacenze in strada ammonterebbero a 1.500 tonnellate, per qualche altro addirittura a 2.300 tonnellate. Su una cosa non ci sono dubbi: l’exit strategy partorita nel fine settimana scorso dall’inedito asse trasversale tra Comune (Idv), Provincia e Regione (Pdl) non è andata a buon fine. De Magistris ha parlato di «atti di sabotaggio» denunciando «fatti inquietanti che hanno impedito la raccolta e sono già stati segnalati alle forze dell’ordine». Il riferimento è a roghi e improvvisati sit-in di protesta esplosi con puntualità nel centro storico, dinamiche che secondo l’ex pm di Catanzaro sarebbero spesso riconducibili ad «ambienti camorristici». In ogni caso è soprattutto a Caivano e Acerra, dove erano stati localizzati tre nuovi siti di trasferenza, che è naufragato il piano che metteva d’accordo neo-sindaco, presidente della provincia Luigi Cesaro e governatore campano Stefano Caldordo. Sindaco e governatore che, tra le altre cose, si sono visti costretti ad annullare il loro viaggio a Bruxelles in programma per oggi, quando avrebbero dovuto convincere i commissari Ue a sbloccare i 150 milioni di fondi comunitari congelati a seguito della procedura di infrazione avviata contro l’Italia proprio per l’emergenza rifiuti in Campania. A Caivano si è fermato infatti il conferimento, subito dopo che il sindaco Antonio Falco ha precluso mediante delibera l’accesso degli autocompattatori all’area. Il tutto a seguito delle vibranti proteste della popolazione. Difficilissima la situazione ad Acerra, dove i siti individuati dalla provincia sono addirittura due, entrambi in località Pantano: un gruppo di manifestanti, tra cui consiglieri comunali, ha presidiato l’area tenendo in stallo per alcune ore i mezzi carichi di rifiuti. Si sono così susseguiti momenti di tensione con le forze dell’ordine che hanno prelevato di peso persino il primo cittadino, Tommaso Esposito che si opponeva al passaggio dei camion. E la situazione è tornata alla normalità. Anche ad Acerra, così come a Caivano, si sta in ogni caso valutando l’ipotesi di chiedere al sindaco di emettere un’ordinanza per vietare lo scarico di rifiuti su un territorio che già accoglie l’unico termovalorizzatore della Campania e una quantità imprecisata di eco-balle che chissà se e come saranno bruciate. Tra le azioni di protesta che hanno riguardato il Comune del-l’hinterland, si segnalano poi un presidio di manifestanti nell’aula consiliare da parte dei manifestanti e il blocco della linea ferroviaria Napoli-Caserta di ieri mattina. L’unica soluzione possibile, come detto, sembra essere il conferimento della spazzatura oltre i confini della provincia, circostanza resa possibile da una recente (e chiacchieratissima) legge regionale. Proprio questo il senso dell’incontro che si è concluso ieri sera presso la sede della regione e che ha visto coinvolte le massime istituzioni locali. Sul suolo del capoluogo campano del resto la situazione resta drammatica: dai vicoli dei Quartieri Spagnoli, alle location di pregio come piazza Trieste e Trento, a due passi da piazza del Plebiscito, da via Marina alle strade che conducono alla zona collinare. Molti i casi di negozi e ristoranti cittadini chiusi “per rifiuti”, triste liturgia dei periodi maggiore crisi. Se al quadro cittadino si somma poi quello della provincia, le giacenze in strada si attestano addirittura sulle 20mila tonnellate. I parlamentari campani del Pd hanno così proposto al governo di dichiarare lo stato di emergenza rifiuti a Napoli. Ancora una volta, dopo la chiusura della crisi datata 31 dicembre 2009. Una chiusura formale perché, da diciassette anni a questa parte, ai piedi del Vesuvio la situazione non è cambiata molto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronologia 1994 Comincia l’emergenza A febbraio la carenza di discariche riempie le strade della Campania di rifiuti: primo commissariamento. 1998 Rifiuti e occupazione Agosto: disoccupati in piazza per ottenere lavoro nella raccolta differenziata. Duemila assunti come Lsu. 2004 Italia divisa in due Giugno: la protesta contro la riapertura della discarica di Parapoti (Sa) blocca i treni a Montecorvino Rovella, Italia divisa in due. Agosto: in 20mila contro l’apertura del termovalorizzatore di Acerra: 40 feriti. 2005 Occupato lo svincolo della A3 A febbraio manifestanti contro l’apertura della discarica di Basso dell’Olmo occupano lo svincolo di Campagna dell’autostrada A3 che viene chiusa. Un morto per malore. 2007 Aggredito Bertolaso A giugno, Guido Bertolaso, commissario all’emergenza, aggredito da chi si oppone all’apertura della discarica di Difesa Grande di Ariano Irpino. Lascerà l’incarico. A dicembre rivolta nell’hinterland Nord di Napoli per impedire la riapertura del sito di Taverna del Re a Giugliano. 2008 Scontri con le forze dell’ordine A gennaio scontri per evitare l’apertura della discarica di Contrada Pisani a Pianura. Il premier Prodi invia l’esercito. Ad aprile rivolta contro la discarica di Chiaiano. A maggio il nuovo premier Berlusconi convoca il consiglio dei ministri a Napoli: intensificato il ricorso all’esercito, Bertolaso sottosegretario. 2009 Il termovalorizzatore di Acerra Apre il termovalorizzatore di Acerra. Berlusconi dichiara «finita l’emergenza». A dicembre il decreto 195 pone fine all’emergenza. Richiamato l’esercito. 2010 Nuova guerriglia urbana A ottobre nuovi scontri contro l’apertura di una nuova discarica a Terzigno, provincia di Napoli di nuovo invasa dai rifiuti. 2011 Il ritorno dell’esercito A maggio Berlusconi annuncia il ritorno dell’esercito. A giugno la mancata approvazione del decreto rifiuti, causa il no dei ministri leghisti, crea a Napoli un fronte trasversale Pdl-Idv: Caldoro, Cesaro e de Magistris sabato 18 individuano tre nuovi siti di trasferenza ad Acerra e Caivano.

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