Mobilità del personale delle province, l’Anci chiede di accogliere le sue proposte

19 Dicembre 2014
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“Le soluzioni prospettate dal Governo alla questione relativa alla mobilità del personale delle Province, attraverso gli emendamenti presentati alla legge di stabilità, appaiono insoddisfacenti e destinate a creare numerose e gravi criticità”, ha affermato il delegato ANCI alla p.a., Umberto Di Primio, osservando che “con specifico riferimento al comparto delle autonomie locali, si determina il sostanziale blocco del reclutamento dall’esterno nel biennio 2015-2016, riservando le quote di turn-over disponibili alla ricollocazione del personale soprannumerario interessato dai processi di mobilità, con la sola eccezione costituita dai vincitori di concorso collocati in graduatorie già vigenti o approvate”.

“L’ANCI – fa notare il delegato – ha presentato alcuni sub-emendamenti finalizzati ad attenuare le questioni maggiormente problematiche. In primo luogo occorre chiarire che la mobilità del personale delle province che, a seguito delle procedure tracciate dagli emendamenti governativi, risulterà soprannumerario, dovrà avvenire verso gli altri comparti (e quindi anche verso le amministrazioni centrali dello Stato) con pari criteri: nel disegno governativo è invece previsto che la stessa avvenga prioritariamente verso gli enti territoriali, e solo in subordine verso le amministrazioni dello Stato, le Università, le agenzie e gli enti pubblici economici, prevedendo per questi numerose deroghe.

“Dobbiamo prendere atto che il Governo ha deciso su una questione così delicata senza alcuna forma di consultazione con i comuni. Il ridisegno delle dotazioni organiche di province e città metropolitane avrebbe dovuto procedere di pari passo con la riallocazione presso gli altri livelli di governo delle funzioni attualmente esercitate dalle province: logica e buonsenso avrebbero voluto che i due processi procedessero in parallelo, come peraltro espressamente stabilito dalla legge Delrio. La decisione di blindare il turn-over dei comuni, oltre a contraddire i frequenti richiami all’esigenza di attuare un ricambio generazionale anche a livello di amministrazione locale – prosegue Di Primio – finisce per comprimere in modo inaccettabile il margine di autonomia organizzativa, già esiguo, di cui i sindaci dispongono per attuare efficaci politiche per il personale. Mi auguro che le proposte dell’ANCI vengano accolte nell’ambito dei lavori parlamentari sul disegno di legge di stabilità”.

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