Ma sulla seconda rata è stallo per le «coperture»

Fonte: Il Sole 24 Ore

La caccia alle risorse per cancellare l’Imu 2013 non è ancora finita. Il governo ha tempo fino a domani quando dovrebbe tenersi il Consiglio dei ministri che dovrà dare il via libera al dl per l’abolizione della seconda rata già rinviato giovedì scorso. Ma il puzzle delle coperture si è nel frattempo complicato. La strada dei maxi-acconti per banche e assicurazioni si è fatta più difficile da praticare e i dubbi su un richiamo dell’Unione europea aumentano di ora in ora. Senza considerare che la norma sugli anticipi d’imposta trascina con sé una clausola di salvaguardia con l’aumento della benzina da far scattare dal 2015, ma comunque sempre complicata da far capire all’opinione pubblica. Per l’esenzione dei beni agricoli, poi, l’idea di garantire l’agevolazione ricorrendo a una rimodulazione della tassazione all’interno dello stesso settore non sembra convincere del tutto i tecnici del Tesoro. Tanto più che il nodo più complicato da sciogliere restano i 500 milioni di rimborsi ai comuni.

I sindaci chiedono il ristoro dei mancati incassi dell’Imu prima casa calcolati sulla base delle aliquote 2013 mentre lo Stato è intenzionato a coprire solo l’aliquota base del 4 per mille. A ballare è sempre mezzo miliardo. E per recuperarlo non è escluso che vengano chiamati alla cassa i cittadini che risiedono in uno dei comuni dove l’aliquota 2013 è stata aumentata. Azzerandogli l’imposta fino a un massimo di quanto versato nel 2012 e facendo loro corrispondere la differenza. E che la partita sulle risorse non sia ancora chiusa lo conferma l’allarme lanciato ieri dall’Anci: senza certezza sulle risorse sono a rischio le tredicesime dei dipendenti comunali.

A complicare la corsa all’addio dell’Imu 2013 c’è anche il vincolo di far viaggiare il dl in abbinata a quello sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia. Un vincolo che ha obbligato il governo – al di là della versione ufficiale dell’impegno sul voto di fiducia al Senato sulla legge di stabilità – a fissare (al momento solo informalmente) la data del Cdm per domani. Il provvedimento sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia possedute dalle banche è nei fatti una doppia garanzia: per le banche pronte a farsi carico della stretta sugli acconti prevista nel decreto Imu a patto però di poter iscrivere in bilancio entro gennaio 2014 le quote di Palazzo Koch possedute tra le voci del circolante e non delle immobilizzazioni così da potersi presentare agli stress test per Basilea 3 con credenziali migliori; per i cittadini italiani che grazie al gettito che l’erario incasserà con la rivalutazione delle quote di Bankitalia non si vedranno aumentare la benzina a partire dal 2015.

L’aumento delle accise sui carburanti, infatti, resta come clausola di salvaguardia da far scattare per coprire il mancato incasso che si genererà con l’aumento degli acconti per banche e assicurazioni. Anche se, come detto, il ministero dell’Economia starebbe cercando di ridurre l’aliquota degli anticipi rispetto alle previsioni iniziali che fissavano al 128% l’acconto Ires per l’anno d’imposta in corso e al 127% per il 2014. Sul punto sarebbero sempre più forti i dubbi sulla possibilità di non incorrere in un richiamo ufficiale di Eurostat che vede in queste forme di entrata un prestito forzoso a tutto tondo. Con il risultato che i maxi-acconti su banche e assicurazioni (anch’esse chiamate a contribuire alla cancellazione del l’Imu) potrebbero essere considerati un debito. Ma per ridurre l’impatto degli acconti e ridurre i rischi targati Ue si cercano nuove misure di entrata da aggiungere all’acconto sul risparmio amministrato. Un acconto del 100% dell’imposta sostitutiva che banche e intermediari calcolano e versano sulle plusvalenze maturate dai clienti.

Sul tavolo c’è sempre l’esenzione dei terreni agricoli, su cui il ministro Nunzia De Girolamo (Ncd) ha imposto di fatto lo stop al decreto giovedì scorso. La soluzione suggerita dallo stesso ministero dell’Agricoltura per garantire l’esenzione dall’Imu non solo sui fabbricati ma anche sui terreni agricoli passerebbe per un riordino della tassazione su questi ultimi. In sostanza lo sgravio sui terreni verrebbe limitato ai soli beni strumentali all’attività dell’impresa agricola che verrebbe finanziata dal pagamento dell’Imu dei terreni non utilizzati.

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