Letta serra i ranghi sul Fare

Fonte: Italia Oggi

Nuovo tagliando per il governo sul decreto del fare. Mentre proseguono le schermaglie tra Pd e Pdl sull’Imu, Enrico Letta prova a serrare i ranghi dell’attività parlamentare: oggi il voto di fiducia sul cosiddetto decreto legge del fare, su cui i grillini hanno annunciato ostruzionismo, e poi a stretto giro la legge sull’omofobia, che ha visto il Pdl spaccarsi, l’esame di altri 6 decreti legge, la riforma costituzionale e quella dell’Imu, il taglio del finanziamento ai partiti…Insomma, un calendario parlamentare e politico assai denso prima della pausa estiva, la cui attuazione è, nello schema del governo, la base per l’azione riformatrice che dovrebbe partire in autunno.
Un calendario che sembra fatto proprio per tentare di esorcizzare l’eventuale sentenza di condanna di Silvio Berlusconi.
Il pensiero di tutti corre a quanto potrà accadere dopo il 30 luglio, data fissata per la prima udienza della Corte di cassazione sul caso Mediaset che vede pendere sulla testa del Cavaliere una condanna a 4 anni reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici.

Letta chiede un patto
In questi giorni Letta intanto incontrerà i gruppi parlamentari della sua strana maggioranza per chiedere più compattezza nel sostegno ai provvedimenti varati dal governo, alla vigilia del traguardo dei cento giorni.
«É interesse di tutta la maggioranza marciare uniti e senza strappi», viene fatto notare.

Fiducia, scontro con i grillini
Nonostante la maggioranza avesse ridotto a 28 in tutto gli emendamenti (da oltre 800) al decreto fare, erano ancora troppe le proposte di modifica, targate soprattutto M5S.
«Abbiamo un calendario molto complicato prima della pausa estiva e non è possibile esaminare tutti gli emendamenti», ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini (Pd) nel chiedere la fiducia. Si vota oggi, il testo poi passerà subito al senato.
Inutile, per scongiurare il ricorso al voto di fiducia, l’incontro in extremis tra governo e grillini, che hanno condizionato il ritiro delle loro 400 richieste di modifica alla garanzia di accoglimento integrale di un «pacchetto» ristretto di 8 emendamenti, 4 condivisi dall’esecutivo, 4 no.
Difficile invece fare previsioni sul voto finale sul provvedimento perché l’opposizione, in particolare M5S e Fratelli d’Italia, ha annunciato che si prenderà tutto il tempo disponibile per illustrare gli ordini del giorno. Insomma, ci sarà ostruzionismo.
Con la conseguenza che sono a rischio i tempi per la legge sull’omofobia e finanziamento ai partiti.
Beppe Grillo si schiera subito contro Palazzo Chigi per la fiducia al decreto ribattezzato «zittire il Parlamento»: «Il governo di Capitan Findus Letta, mister ‘non userò’ la leva della fiducia per far passare i provvedimenti’, ha posto la fiducia sul decreto del Fare pur di non discutere gli 8 emendamenti presentati dal M5S». E Sel: «Parlamento imbavagliato».

Omofobia, falchi Pdl contro
Nonostante l’accordo raggiunto in commissione giustizia alla Camera, Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi guidano l’attacco dei falchi contro la legge sull’omofobia: «Non è una priorità.
E bisogna salvaguardare la libertà di opinione». L’appello è per una moratoria sui temi etici, «pensiamo piuttosto all’economia». Ma il partito si divide.
Stefania Prestigiacomo e Giancarlo Galan replicano, «la tutela della diversità non è di parte». E Galan rincara la dose: «La Roccella e Sacconi? Sono dei talebani».
La proposta di un rinvio della legge è stata bocciata dal Pd: «Siamo all’ultimo miglio, non servono moratorie».

Imu, tempi stretti e liti
Tempi stretti per gli incontri tra il ministero dell’economia e i singoli partiti di maggioranza sull’Imu. Il giro di bilaterali, si apprende da fonti informate, si concluderà entro lunedì prossimo.
A seconda dell’esito delle riunioni, sarà quindi fissata anche la data per un incontro di sintesi tra il Tesoro e tutte le forze politiche che sostengono il governo. Nel giro di un mese deve infatti essere definito come sarà rimodulata la tassa sulla casa. 
Il Pdl non sembra disposto a cedere di un millimetro rispetto alle sue posizioni iniziali. Dice il capogruppo della camera Brunetta: «L’Imu sulla prima casa verrà cancellata. Verrà riformata tutta la tassazione degli immobili, che non è solo l’Imu ma è anche molto altro. Questo è un punto determinante della nostra linea politica». Una posizione di fronte alla quale il Pd mette però i puntini sulle i. Afferma il senatore Federico Fornaro: «Qualcuno avverta il capogruppo del Pdl alla Camera che siamo in un governo di coalizione. Se ne faccia una ragione: il Pd non è d’accordo con l’abolizione totale e sostiene con forza la rimodulazione dell’Imu con un aumento della detrazione a 600 euro, esentando così dalla tassazione oltre l’85% dei contribuenti».

Soldi ai partiti al giro di boa
Nel giorno in cui alla camera prendeva il via il voto degli emendamenti al testo sul finanziamento pubblico ai partiti, con i partiti vagamente recalcitranti, calava la parola del premier. «Non faremo passi indietro sull’abolizione». La presa di posizione via twitt di Letta parte dal presupposto che il disegno di legge governativo «è una buona riforma».
Dunque, si chiede, «perché bloccarlo?». Una domanda che Letta rivolge in particolare al suo partito, che invece sul ddl è fortemente diviso. Anche Daniela Santanchè (pdl) avverte: «Non facciamo scherzi, è un punto qualificante del programma». Ieri sera a Montecitorio una riunione dei relatori di maggioranza Emanuele Fiano (Pd), Maria Stella Gelmini (Pdl) e, per Scelta Civica, Renato Balduzzi. Obiettivo: un testo condiviso, per evitare l’ipotesi di un decreto legge.

Ablyazov, la Bonino resta
Emma Bonino non ha mai avuto alcuna intenzione di dimettersi per il pasticcio Ablyazov, hanno fatto sapere ieri dal ministero degli esteri. Oggi, in Parlamento, il ministro proverà a chiarire tutti quei «punti oscuri» sulla vicenda da lei stessa evocati a Bruxelles.
Davanti alle commissioni Esteri, sarà il suo turno spiegare cosa è successo, cosa ha fatto il suo ministero, e cosa intende fare adesso. Senza riaccendere le polemiche sul Viminale.

Renziani contro Letta
La prima prova di forza ci sarà venerdì quando alla direzione del Pd sarà presente anche Letta per chiarire i rapporti tra partito e governo dopo il caso di Angelino Alfano. I renziani intanto sono stati chiari: no a Letta segretario. Spiega il senatore di fede renziana Andrea Marcucci: «In tanti, tantissimi hanno attaccato Matteo Renzi accusandolo di alimentare tensioni per indebolire il governo. Ora che per Bersani il miglior candidato è proprio l’attuale presidente del Consiglio capiamo come stanno le cose. Certo viene da chiedersi: chi alimenta le tensioni? Renzi? Bersani? Letta?». Intanto il segretario pd, Guglielmo Epifani, rassicura: «Il congresso si farà come abbiamo sempre detto, entro l’anno». Ma in realtà da più fronti ci sono resistenze e soprattutto l’area filogovernativa vorrebbe tenere il governo al riparo facendo slittare l’assise a febbraio così da scongiurare il ritorno al voto in concomitanza con le europee. «O Epifani comunica la data o occupiamo la sede del Pd», minaccia Gianni Pittella, candidato alla segreteria, ottenendo l’appoggio di renziani e prodiani al suo ordine del giorno che presenterà venerdì. Letta, a quanto si apprende, non chiederà in direzione il rinvio del congresso.

A settembre torna Fi
«Abbiamo deciso di tornare a Forza Italia perché vorremmo, come ci riuscì 20 anni fa, rivolgerci ai giovani e ai protagonisti del mondo del lavoro per chiedere di interessarsi al nostro comune destino». È quanto ha scritto ieri Berlusconi su Fb annunciando il ritorno ufficiale a Fi per settembre .

Grillo e il ritorno alla lira
Oggi come il 1992, anno della svalutazione della lira, «sarà il mercato ad imporci una decisione, allora si trattò di abbandonare lo SME e svalutare, oggi si tratterà di decidere se ristrutturare il debito restando nell’euro o tornare alla lira. Solo così l’Italia tornerà a vedere la luce». É quanto scritto in un post, «Il diavolo veste Merkel», sul blog di Grillo. Secondo il leader del M5S, «il credito della Germania verso l’Europa è il lato oscuro della medaglia del debito di Italia e Spagna»

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