Le prime mosse del premier nel Def

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il Documento economico-finanziario (Def) che il governo deve varare entro il 10 aprile conterrà, come tutti gli anni, un corposo «allegato infrastrutture» che dovrà fare il punto sullo stato di attuazione del programma della legge obiettivo e dare le linee strategiche dell’evoluzione della politica infrastrutturale. Sarà quella, probabilmente, la prima occasione per il premier per dare una sterzata alla legge obiettivo sulle grandi opere e, più in generale, ai piani infrastrutturali del governo.

Quasi scontata – ci stava lavorando già Maurizio Lupi – una complessiva riprogrammazione della legge obiettivo nella direzione di una forte riduzione delle opere considerate strategiche e prioritarie. Dal 2001 a oggi nel programma della legge obiettivo si sono affastellate 419 opere per un costo che il 9° Rapporto della Camera quantifica in 383,8 miliardi. La stima del governo è più bassa perché non tiene conto degli aumenti dei costi nei passaggi intermedi, ma la sostanza non cambia.

Fatto sta che il programma è ormai completamente scollegato dalla realtà e non solo perché le risorse effettivamente disponibili per le opere approvate dal Cipe ammonta a 94,6 miliardi e a 14 anni dalla legge obiettivo è stato completato soltanto l’8% delle opere. Ormai è lo stesso dominio delle “grandi opere” a essere tramontato ed è stato proprio Renzi ad accelerare questa tendenza, portando a Palazzo Chigi due programmi di piccole opere e di manutenzione del territorio: quello sul dissesto idrogeologico e quello sull’edilizia scolastica.
Lo stesso Lupi, che invece non ha mai messo in discussione la prevalenza delle grandi opere nei programmi infrastrutturali (pur avendo recuperato risorse importanti per le manutenzioni di Anas e Fs), aveva già messo a punto un primo elenco di una sessantina di opere prioritarie che con l’allegato infrastrutture al Def avrebbero dovuto rappresentare un piano di serie A all’interno del maxipiano della legge obiettivo.

Renzi andrà in quella direzione magari con una ulteriore sforbiciata delle opere in nome del realismo e facendo spazio invece a un mix che abbia all’interno anche piani infrastrutturali di opere piccole e medie? E sul piano finanziario – perché poi l’allegato del Def dovrebbe servire soprattutto a quantificare i fabbisogni finanziari per la politica infrastrutturale da inserire nelle prossime manovre – Renzi darà un segnale di accelerazione della spesa per investimenti in infrastrutture? Ora che il premier ha preso in mano il ministero, e in attesa di affidarlo a una personalità a lui vicina, non è escluso che sia lui stesso a fare pressing sul ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, perché sia adeguata la dote finanziaria per gli investimenti infrastrutturali.

In attesa del Def è probabile che Renzi dia una scossa anche alla riforma del codice degli appalti che ristagna al Senato. Una prima decisione sarà se confermare al viceministro Riccardo Nencini la delega sul provvedimento.

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