Le pagelle per misurare le scelte dei sindaci

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il principio è semplice: individuare gli enti meglio gestiti, e le Giunte che sono riuscite a risanare situazioni di difficoltà ereditate dagli amministratori precedenti, e riservare loro una maggiore autonomia e regole più blande sui vincoli di bilancio. L’attuazione, però, rischia di essere un rompicapo di improbabile soluzione. La sfida della “virtuosità” degli enti locali non è nuova; già negli anni scorsi era stato fatto qualche tentativo, archiviato dopo che negli elenchi dei “virtuosi” da premiare erano comparse città come Taranto, all’indomani del suo default, Palermo o Catania, bisognose di costanti rinforzi statali per sopravvivere. La nuova manovra prova a rendere più strutturali i tentativi estemporanei del passato, e mette in campo un ricco pacchetto di indicatori, illustrati nel dizionario qui a fianco, per trovare Comuni e Province ben gestiti e riservare loro una serie di bonus: leggeri nel 2012, quando ai “virtuosi” sono riservati 200 milioni in tutto, ma molto forti dal 2013, quando gli enti con le pagelle migliori dovrebbero uscire del tutto dal concorso alla manovra, cioè dai vincoli che impongono a Comuni e Province di dare una mano al risanamento del bilancio pubblico. In pratica, questo significherebbe avere più libertà nell’impegnare spesa corrente per i vari servizi, e soprattutto non essere più costretti a bloccare i pagamenti degli investimenti imponendo alle imprese attese bibliche prima di vedersi liquidati i propri crediti. La prospettiva è allettante, ma difficile da raggiungere. Invece di scegliere pochi criteri trasparenti e immediatamente verificabili – per esempio l’abbattimento del debito – le trattative parlamentari hanno partorito un ventaglio di parametri variegato: alcuni, come l’equilibrio fra entrate e uscite correnti, appaiono centrati e facili da gestire, altri mostrano un grado di complessità tale da tradursi in un rischio concreto di mancata trasparenza. Da qui il pericolo di discussioni infinite fra gli ammessi e gli esclusi, anche perché questi ultimi saranno chiamati a pagare il surplus di manovra necessario a compensare i bonus ai “virtuosi”.

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