La corruzione in Italia vale 60 miliardi

I “legami tra politici, criminalità organizzata e imprese”, e lo “scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo” sono tra gli aspetti della corruzione in Italia, che più preoccupano Bruxelles, secondo quanto rivela il primo report della Commissione sul fenomeno, presentato da Cecilia Malmström.
Per far fronte al fenomeno che secondo la Corte dei conti italiana vale 60mld, pari al 4% del Pil nazionale, l’Ue suggerisce di rafforzare la legge anti-corruzione, che così com’è “lascia varie questioni irrisolte”, come prescrizione, autoriciclaggio, falso in bilancio, e voto di scambio; e di smettere di adottare “leggi ad personam“, come quelle che in passato hanno ostacolato l’efficacia dei processi (dal legittimo impedimento alla depenalizzazione del falso in bilancio, dal Lodo Alfano alla ex Cirielli). Si raccomanda inoltre di mettere mano al conflitto d’interesse, garantendo un sistema uniforme, indipendente e sistematico di verifica, con relative sanzioni deterrenti.
E di rafforzare il quadro giuridico e attuativo sul finanziamento ai partiti, soprattutto per donazioni e consolidamento dei conti. Bruxelles rileva come “negli ultimi anni sono state portate all’attenzione del pubblico numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale”.
Scandali che hanno portato a dimissioni, anche di leader e di alte cariche di partito, a elezioni regionali anticipate in un caso, ed hanno spinto il governo a sciogliere alcuni consigli comunali per presunte infiltrazioni mafiose.
E se all’Ue piace la norma sull’incandidabilità ed il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo dopo condanne definitive (applicata “nel caso della decadenza da senatore di un ex premier” anche qui si richiama Berlusconi senza farne il nome), non promuove le disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti, e raccomanda di potenziare l’Autorità anticorruzione.
“L’Ue – afferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi – riconosce passi avanti significativi dell’Italia. Diverse misure chiese dall’Europa, a partire da quelle sulla trasparenza delle dichiarazioni redditi, sono già in vigore”.

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