Incentivi sui contratti a tutele crescenti
Fonte: Il Sole 24 Ore
<p>La revisione della disciplina delle mansioni dovrà tener conto anche delle previsioni dei contratti collettivi, con un riferimento esplicito al mantenimento delle condizioni salariali. Il contratto a tempo indeterminato va promosso come forma privilegiata, e dovrà essere incentivato, in termini di oneri diretti e indiretti, per renderlo più conveniente rispetto ad altri contratti. Con la possibilità di superare alcune tipologie contrattuali più precarie, oppure di modificarle.</p>
<p>Sono queste le modifiche principali dell’ultim’ora contenute nel maxi emendamento al Ddl delega Jobs act che il governo presenterà oggi in Aula al Senato, su cui chiederà la fiducia. Con 38 senatori iscritti a parlare, il premier Renzi ha dovuto parzialmente cambiare il programma: puntava a presentarsi oggi al vertice europeo sul lavoro con il via libera già ottenuto da un ramo del Parlamento, invece dovrà lasciare il ministro del Lavoro Giuliano Poletti a palazzo Madama, in attesa che nel pomeriggio arrivi il primo sì. L’impianto del disegno di legge che contiene 5 deleghe al governo – in materia di ammortizzatori sociali, politiche attive per il lavoro, semplificazione delle procedure, riordino delle forme contrattuali e tutele di maternità – non ha subìto grandi cambiamenti.</p>
<p>Il tema articolo 18 non è esplicitamente menzionato nel maxi emendamento, né lo era nella versione originaria del Ddl delega. Resta la formulazione votata dalla commissione lavoro del Senato che lascia grandi margini di manovra al governo, in sede di decreti delegati. Si limita, infatti, a far riferimento alla previsione di nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. Tuttavia il premier ha spiegato ai sindacati, nell’incontro di ieri mattina, che verrà confermata la reintegra per i licenziamenti discriminatori (mai in discussione, essendo protetti dalla Costituzione) e per i licenziamenti disciplinari, previa individuazione delle fattispecie più rilevanti che saranno tipizzate, con l’obiettivo di ridurre la discrezionalità dei giudici. Il ministro Poletti oggi, verbalmente, potrebbe confermare questo impegno in Aula.</p>
<p>Tornando alle novità del maxiemendamento, si specifica che nella revisione della disciplina sulle mansioni (articolo 13 dello Statuto dei lavoratori) va garantita la tutela delle condizioni economiche del lavoratore, con la previsione che la contrattazione collettiva con il sindacato possa stabilire ulteriori patti. È una formulazione questa, che è stata inserita per venire incontro alle richieste della minoranza del Pd. Così come il riferimento all’impegno per disboscare le forme contrattuali più precarie. Il documento votato dalla direzione del Pd si spingeva più in là facendo esplicito riferimento alla cancellazione delle collaborazioni a progetto. Un’altra modifica inserita sempre nel maxiemendamento, riguarda i voucher per il lavoro accessorio e occasionale, con la conferma l’attuale limite economico di 5mila euro netti annui. Mentre la versione originaria della delega parlava di elevazione dei limiti di reddito attualmente previsti, per favorire la diffusione di questa sorta di mini jobs in tutti i settori produttivi. Ritocchi anche sugli ammortizzatori, con la previsione che in legge di stabilità saranno recuperate risorse aggiuntive per coprire l’estensione universale del nuovo sussidio (frutto della fusione tra Aspi e miniAspi). Confermata la revisione della disciplina dei controlli a distanza con impianti audiovisivi (articolo 4 dello Statuto dei lavoratori) tenendo conto dell’evoluzione tecnologica, e contemperando le esigenze organizzative dell’impresa con la tutela della dignità del lavoratore.</p>
<p>Tra le reazioni, positiva quella di Pietro Ichino (Sc): «Mi sembra che questa giornata di discussione in Senato abbia segnato un rasserenamento in seno alla maggioranza – afferma il giuslavorista -, anche perché la sinistra Pd incomincia a percepire la necessità di differenziare il proprio discorso critico da quello del Movimento 5 stelle». Per «senso di responsabilità» i senatori della minoranza Pd voteranno la fiducia per evitare la crisi di governo – con qualche eccezione tra i “civatiani” – ma la partita si sposterà alla Camera: «Continueremo la battaglia per migliorare il testo – afferma il presidente della commissione lavoro, Cesare Damiano (Pd) -. Bisogna riconoscere i passi in avanti compiuti, sono stati accolti diversi emendamenti della minoranza Pd, ma non basta. Non c’è nessun riferimento esplicito tra i criteri della delega alla tutela reale per i licenziamenti disciplinari».</p>
© RIPRODUZIONE RISERVATA