In Regione spese senza coperture

Fonte: Il Sole 24 Ore

A maggio la Regione Calabria ha fatto nascere «Calabria Verde», che imbarca gli oltre 5.700 dipendenti dell’azienda forestale (soppressa in teoria nel 2007, ma in realtà mai tramontata) e i 388 delle Comunità montane, oltre a trasformare da part time a tempo pieno i contratti di 290 addetti «al servizio di sorveglianza idraulica»: un’operazione da 200 milioni di euro, che la legge non si preoccupa di finanziare perché «agli oneri si provvederà annualmente» con le leggi di bilancio regionale. Qualche mese prima la stessa Calabria ha deciso la stabilizzazione dei precari nella sanità, nonostante le obiezioni costituzionali e il commissariamento per l’extra-deficit, ma in quel caso la legge non si è nemmeno soffermata sulla quantificazione dei costi. Quantificazione che invece è stata puntuale nella decisione di sottoscrivere l’aumento di capitale dell’aeroporto di Crotone: 132mila euro, finanziati però attingendo risorse da un capitolo di spesa già vuoto.

Sono alcuni degli episodi, tutti avvenuti fra gennaio e giugno di quest’anno, che i magistrati della sezione di controllo della Corte dei conti hanno scovato nelle leggi approvate fra Catanzaro e Reggio Calabria. I giudici contabili calabresi non sono però soli: in Abruzzo, per esempio, da tre anni non si approva il consuntivo, senza i quali è impossibile stabilire se sono vere le coperture di spesa che si basano su economie del passato.

Le due delibere (72/2013 per la Calabria, e 374/2013 per l’Abruzzo) sono tra i primi frutti del nuovo controllo sulle finanze regionali che il decreto sui «costi della politica» (Dl 174/2012, articolo 1, comma 2) assegna alle sezioni della Corte dei conti. La norma in pratica estende, con cadenza semestrale, le verifiche che la Corte normalmente svolge sul Parlamento, e che passano sotto esame la copertura prevista da ogni legge di spesa. Il semestre gennaio-giugno di quest’anno è il primo in cui questi controlli si estendono alle Regioni, e i risultati che cominciano a emergere paiono sconfortanti.

In Abruzzo i magistrati denunciano «la lacunosità del procedimento legislativo emersa in maniera inconfutabile», quantomeno dal fatto che un quarto delle leggi approvate nei primi sei mesi dell’anno sono finite sui tavoli della Corte costituzionale. Senza i rendiconti degli ultimi tre anni, poi, è impossibile scommettere sulla fondatezza dei «risparmi di spesa» con cui le leggi finanziano alcune nuove spese, tanto più che la stessa Regione arriva a riconoscere di «non avere contezza» di dati cruciali come i residui insussistenti e quindi da cancellare dai bilanci. In queste condizioni, concludono i giudici abruzzesi, «l’equilibrio di bilancio deve considerarsi incerto, in quanto radicato sull’impiego di risorse per le quali è giuridicamente dubbia l’assenza di vincoli e/o pretese».

Eppure, come spiega la sezione Calabria in un’articolata ricostruzione normativa in 16 punti, la Costituzione impone l’equilibrio di bilancio, e la copertura «credibile, sufficientemente sicura, non arbitraria» delle spese.

Ora i nuovi controlli sono partiti, e occorre vedere se dalla denuncia si passerà alle contromisure.

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