In pensione a 67 anni nel 2026

Clausola di salvaguardia. Età garantita con decreto direttoriale

Il Sole 24 Ore
10 Novembre 2011
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Il rispetto formale e sostanziale dell’impegno assunto con l’Europa è confermato con una clausola di salvaguardia. Il primo articolo del maxiemendamento governativo presentato ieri alla legge di Stabilità fissa infatti il 2026 come data inderogabile per i pensionamenti di vecchiaia a 67 anni. Tutti, uomini e donne, entro quella data non potranno incassare l’assegno di vecchiaia senza aver raggiunto l’età effettiva di 67 anni come risultato dell’applicazione progressiva della legislazione vigente. L’innalzamento graduale del requisito, in realtà, è già in corso. I due motori che lo spingono sono la «finestra unica» e l’«adeguamento automatico» dei requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici in relazione alla speranza di vita accertata dall’Istat. Due misure varate nel 2010 (legge 122) e in parte corrette quest’anno (legge 111). Con la prima norma si garantisce un posticipo di 12 mesi (18 per i lavoratori autonomi) per tutti i tipi di pensionamento; una misura che molti lavoratori che hanno già maturato i limiti di età o di «quota» stanno già sperimentando quotidianamente. Con la seconda si inserisce, a partire dal 2013, l’aggancio del momento del ritiro effettivo all’aspettativa di vita accertata dall’Istat, e che in prima applicazione equivarrà a un ulteriore posticipo di tre mesi. L’adeguamento all’aspettativa di vita, aggiornato ogni tre anni, avverrà con un decreto direttoriale del ministero dell’Economia, di concerto con il ministero del Lavoro, da emanare almeno 12 mesi prima della data prevista. Il che vuol dire che entro fine dicembre 2011 dovrà essere confermato il primo gradino di tre mesi che scatta nel 2013. E il primo decreto sarà scritto sulla base del dato Istat relativo alla variazione, nel triennio precedente, della speranza di vita all’età di 65 anni in riferimento alla media della popolazione italiana. Simulando l’aumento graduale così fissato, il requisito per il pensionamento di vecchiaia di un lavoratore dipendente maschio, nel 2021, sarà di 65 anni e 11 mesi, cui si deve aggiungere la finestra mobile di 12 mesi. Totale: 67 anni. Una donna, sempre lavoratrice dipendente, nello stesso anno matura il requisito per la vecchiaia a 63 anni e otto mesi, che con la finestra mobile diventano 64 anni e otto mesi. Se il meccanismo non funzionasse (ad esempio per una variazione dell’aspettativa di vita) il decreto direttoriale che dovrà essere emanato entro il dicembre del 2023 fisserà per il 2026 un requisito per il pensionamento di vecchiaia non inferiore al 67 anni.

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