Imu e Tasi, evasi 3,8 miliardi

Fonte: Italia Oggi

Ogni abitante vale per i comuni 604 euro all’anno di tasse locali. Il 50% della capacità fi scale è prodotto dalla tassazione immobiliare. Ma nelle casse degli enti mancano all’appello 3,8 miliardi di euro tra Imu e Tasi, evasi o non versati dai contribuenti. Una cifra, seppur stimata, pari a un quinto del gettito teorico. È quanto emerge dalla relazione sulla capacità fiscale degli enti locali nelle regioni a statuto ordinario, predisposta dal gruppo di lavoro istituito presso il Mef e costituito dai tecnici di Dipartimento finanze, Ragioneria generale dello stato, Sose e Anci-Ifel. La stima puntuale della capacità fiscale dei comuni italiani si è resa necessaria con l’entrata in vigore dell’articolo 14 del dl n. 16/2014. Tale norma dispone che sarà erogato ai comuni il 10% del Fondo di solidarietà comunale sulla base delle capacità fiscali, nonché dei fabbisogni standard.

Utilizzando le best practice internazionali in materia statistica, la ricerca misura l’ammontare delle entrate tributarie che un ente locale potrebbe potenzialmente ottenere, date le basi imponibili e le aliquote fiscali vigenti. In particolare, lo studio prende in esame la tassazione immobiliare (Imu e Tasi), l’addizionale comunale all’Irpef, la tassa per la raccolta e smaltimento dei rifiuti, nonché le entrate residuali (imposta di soggiorno, imposta di sbarco, imposta sulla pubblicità, Tosap/Cosap ecc.).

La capacità fiscale media standard dei comuni nelle regioni a statuto ordinario risulta pari a 604 euro per abitante. La Liguria è la regione dove il prelievo potenziale pro capite è maggiore (876 euro), seguita da Lazio (714 euro) ed Emilia-Romagna (700 euro). Sopra la media pure Lombardia (644 euro per abitante), Veneto (614 euro), Piemonte (639 euro) e Toscana (677 euro). A livello di singole città, si collocano sopra la media i comuni molto grandi (oltre 100 mila abitanti) e molto piccoli (meno di 1.000 abitanti).

Per Imu, Tasi e addizionali Irpef la misurazione è stata effettuata in maniera puntuale, avendo a disposizione la base imponibile (dati catastali e reddituali), le aliquote e le varie detrazioni. In tutti gli altri casi, non essendo agevolmente quantificabili tali elementi, sono stati utilizzati metodi matematici e coefficienti di regressione tarati sui singoli tributi. La stima si basa sulle serie storiche delle entrate relative ai circa 6.700 comuni delle regioni a statuto ordinario per il periodo 2003-2012.

Nel valutare la capacità fiscale degli enti il gruppo di lavoro ha tenuto conto pure del tax gap, ossia della differenza tra il gettito teorico (che affluirebbe in caso di perfetto adempimento agli obblighi tributari) e quanto effettivamente incassato dalle amministrazioni. Il tax gap, già sviluppato dall’Agenzia delle entrate negli ultimi anni, è un indicatore più ampio rispetto all’evasione fiscale, in quanto comprende anche gli errori nell’interpretazione nelle norme e gli omessi versamenti dovuti a crisi di liquidità (imposte dichiarate ma non pagate). In materia di Imu e Tasi il tax gap nazionale è stimato a quota 4,3 miliardi di euro escludendo i terreni, le aree fabbricabili e i fabbricati rurali. Si tratta di una cifra pari al 22,6% del gettito teorico. Considerando solo le regioni a statuto ordinario, nelle casse dei municipi mancano all’appello 3,8 miliardi tra Imu e Tasi.

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