Il Tesoro punta a 200 miliardi

Fonte: Il Sole 24Ore

La riduzione del debito pubblico, in rapporto al Pil e in termini di stock, si ottiene prima di tutto valorizzando il patrimonio dello Stato, con i risparmi generati all’abbattimento dei costi e con l’aumento del reddito. I beni immobiliari, le concessioni e le partecipazioni azionarie posseduti dallo Stato, dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali, possono essere messi in vendita per far cassa e ridimensionare lo stock del debito pubblico ma a una condizione imprescindibile: solo quando gravano sui conti pubblici senza alcuna potenzialità da interventi di valorizzazione. È questo il principio cardine sul quale farà leva domani il seminario sul patrimonio pubblico organizzato nella sala del Parlamentino al ministero dell’Economia e dedicato alla «valorizzazione del patrimonio dello Stato». Un’operazione che, se tutto dovesse andare bene, nell’arco di due o tre anni potrebbe generare risparmi e redditi strutturali da un lato e incassi una tantum dall’altro lato per una cifra complessiva nell’orbita dei 200 miliardi di euro. Nessun “Britannia2”, dunque, ispirato all’incontro organizzato dal Mef negli anni ’90 per lanciare una delle più imponenti operazioni di privatizzazione in Europa. Niente vendita, o pericolo di svendita, dei gioielli di famiglia: il “bottino” dalla voce dismissioni o alienazioni oscilla tra 20 e 30 miliardi e ben spalmato negli anni. Le tre aree di intervento scandite domani nel seminario presieduto dal premier Berlusconi, dal ministro dell’Economia Tremonti e il direttore generale del Tesoro Grilli, vertono su: valorizzazione degli asset oggetto di concessione e delle partecipazioni di cui sono titolari le Regioni e gli enti locali; la gestione del patrimonio immobiliare anche con progetti di sviluppo del territorio, quest’ultima incentrata sulla fondazione di una SGR immobiliare posseduta dal Tesoro. Il circolo virtuoso che il Mef intende mettere in moto migliorando la gestione del patrimonio pubblico (immobili, concessioni e partecipazioni) avrà come principale obiettivo l’aumento del l’avanzo primario, tagliando la spesa corrente (costi di bollette, locazioni passive, spese di pulizia sul patrimonio immobiliare riducibili per grandi cifre, svariate decine di miliardi) e aumentando la redditività. La macchina della valorizzazione dei beni pubblici dovrà mettersi in moto velocemente per contribuire in maniera decisiva a un avanzo primario oltre il 5%, come risulta già nelle tabelle e nelle proiezioni del DEF aggiornato, che invece riducono ai minimi termini le misure una tantum da dismissioni. Il ruolo della SGR del Tesoro sarà determinante – ed è una delle novità di rilievo annunciate domani – perchè avrà il compito di fornire le risorse necessarie per avviare il primo passo, la razionalizzare degli spazi del patrimonio immobiliare dello Stato che spazia su 15 milioni di metri quadrati. Un esempio tipico riguarda l’ingente patrimonio immobiliare della Difesa, ingessato da generazioni, fonte essenzialmente di costi e di redditi bassi o nulli. Le caserme a tutt’oggi utilizzate, ma mezze piene e mezze vuote, non riescono a essere liberate per essere dismesse o valorizzate perchè il trasferimento dei militari è una spesa che le tasche della Difesa non possono permettersi. Questo stallo verrebbe superato dall’intervento della SGR che investirebbe nell’operazione di razionalizzazione degli immobili militari: la SGR fornisce alla Difesa le risorse necessarie per trasferire i militari, liberando immobili che possono essere valorizzati e dismessi. Questo schema può essere replicato su tutto il patrimonio immobiliare della pa centrale e locale appena censito dal dipartimento del Tesoro che si dedica alla valorizzazione del patrimonio pubblico. La SGR sarà dotata inizialmente dei fondi degli enti previdenziali pubblici destinati agli investimenti immobiliari: ma collocherà anche quote presso gli investitori istituzionali italiani ed esteri, i fondi sovrani e i risparmiatori italiani. Tra i traguardi della valorizzazione del patrimonio immobiliare c’è quello di ridurre il costo medio da 70 euro a metro quadro a 50 euro a metro quadro. In quanto alle concessioni, il focus potrebbe essere su etere, autostrade e spiagge: la redditività di questi asset dovrà aumentare. Le risorse che verranno liberate con il contenimento o la cancellazione di alcuni costi e i redditi aggiuntivi potranno essere reinvestiti per rilanciare l’economia. Al seminario parteciperanno gli investitori istituzionali e le grandi banche: invitati tra gli ad i numeri uno di Unicredit, BnpParibas-Bnl, Deutsche bank, Mediobanca e Sator.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *