Il tempo che gonfia il conto delle imposte

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il Patto di stabilità è la regola più importante per i Comuni e gli altri enti locali, perché indica l’obiettivo che il bilancio di ogni amministrazione deve raggiungere e quindi guida le scelte in fatto di tasse e spese. L’accordo sulla sua riforma è stato raggiunto da sindaci e Governo a metà febbraio, ma tre mesi dopo non ha ancora trovato una sede normativa: nel frattempo, il termine entro cui i Comuni devono decidere le aliquote e chiudere i preventivi è stato spostato prima al 30 marzo, poi al 30 maggio e ora al 30 luglio, con il risultato che per l’ennesima volta i cittadini pagheranno gli acconti di metà anno senza sapere quale sarà il conto finale di Imu e Tasi.

Non è solo un problema, serio, di civilità giuridica e di diritti del contribuente. Il Governo a inizio anno si era messo a lavorare con l’obiettivo di chiudere in fretta le regole di finanza locale perché la storia recente insegna che l’incertezza costa, le incognite continue aumentano spese e imposte e finiscono per premiare gli inefficienti e castigare i migliori. Qualcosa, però, è andato storto, e ora tocca correre ai ripari mentre sul futuro prossimo incombono la riforma della local tax e del pareggio di bilancio: o ci si mette mano subito, prima dell’estate, oppure assisteremo all’ennesima replica del costoso gioco delle proroghe.

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