Il fondo pluriennale «aiuta» i mutui

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il nuovo saldo finale di competenza finanziaria potenziata sta cominciando a entrare a pieno titolo tra le principali voci di interesse delle ragionerie degli enti locali. Dopo anni di Patto di stabilità interno declinato, nel tempo, in saldo corrente, tetto di spesa e competenza mista, i municipi devono ricominciare a ragionare su regole di finanza pubblica che stimolano molto di più la logica della programmazione degli investimenti in conto capitale per occupare tutti gli spazi che il nuovo saldo permette.
In questa logica si deve inserire quanto stabilito dall’articolo 35, comma 4 del disegno di legge nella parte in cui considera tra gli aggregati rilevanti il fondo pluriennale vincolato, di entrata e di spesa, al netto della quota rinveniente dal ricorso all’indebitamento.
Il governo, individuando nel saldo finale di competenza lo strumento migliore governare i saldi di finanza pubblica garantendo comunque una ripresa degli investimenti locali, ha agevolato le amministrazioni locali attraverso l’introduzione nel saldo stesso del fondo pluriennale vincolato, sia esso di parte corrente o di parte capitale.
Non deve ingannare l’esclusione del fondo pluriennale vincolato finanziato da debito: anche in questo caso si tratta di incrementare per gli enti la possibilità di accedere a mutui e prestiti e non di una penalizzazione. Con questa esclusione, infatti, gli enti locali hanno la possibilità di accedere al credito per il finanziamento degli investimenti non per un importo pari allo spazio concesso dall’esclusione dal saldo del fondo crediti di dubbia esigibilità e del rimborso della quota capitale di mutui e prestiti, ma per un importo superiore. 
Con un corretto cronoprogramma di realizzazione delle opere, può essere assunto un debito per un importo superiore allo spazio concesso nell’esercizio, purché gli stati di avanzamento lavori negli anni in cui la spesa è esigibile siano inferiori agli spazi che, negli stessi esercizi, si creano dagli aggregati esclusi dal saldo finale (come detto, dal fondo crediti e dal rimborso delle quote capitale). In sostanza, quindi, maggiore è la quota finanziata da debito, ovviamente entro i limiti ordinari, maggiore è la somma in spesa esclusa dal calcolo dei saldi rilevanti per il pareggio di bilancio: rileva, infatti, solo la quota esigibile nell’anno.
L’esclusione del fondo pluriennale finanziato da debito, nei fatti, rappresenta un’opportunità per programmare nel tempo la realizzazione di opere e infrastrutture locali.
L’esclusione dal saldo del debito, del resto, risponde al principio in base al quale deve essere garantito l’equilibrio tra le entrate e le spese proprie e questo, nei fatti, agevola gli enti. 
Per adempiere correttamente a quanto disposto dal disegno di legge, le autonomie locali devono fare in modo che sia univocamente individuabile la quota di fondo pluriennale in relazione alla singola fonte di finanziamento, come del resto impone una sana gestione dei vincoli di bilancio.

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