Il conto salato della sanità

Cinque miliardi in due anni e mezzo. È il risparmio previsto per la sanità nell’ambito della spending review (>> la bozza del decreto), che sarà approvata questa sera dal Consiglio dei Ministri. Nel dettaglio sono previste minori spese per un miliardo nel 2012, 2 nel 2013 e 2 nel 2014. Tra le misure previste il taglio di 18mila posti letto, per quanto riguarda il settore sanità. L’obiettivo è arrivare a una media di 3,7 posti letto per mille abitanti. L’ultimo dato ufficiale del Ministero della salute parla di 4,2 posti letto attuali ma fonti del ministero ridimensionano i dati e quindi la base di partenza è di 4 posti letto per mille abitanti.
Tra le ipotesi al vaglio c’è anche la chiusura dei piccoli ospedali con meno di 80 posti letto e la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti l’anno. Misura quest’ultima già precedentemente concordata nella Conferenza Stato-Regioni ma mai attuata. Tutti interventi che hanno scatenato nelle ultime ore la protesta di operatori e politici. “La spesa farmaceutica è diventata il principale bersaglio delle politiche governative costituendo il 40% dei tagli della spending review”: per questo i farmacisti sono pronti “a iniziative di protesta nel caso le misure ipotizzate fossero confermate dal Consiglio dei Ministri”, attacca Federfarma al termine di un ufficio di presidenza dedicato proprio alla spending review. “Dalle bozze circolanti sulle misure che il Governo assumerà a breve emergono ipotesi penalizzanti per il cittadino e insostenibili per la farmacia”. “Infatti – aggiungono i farmacisti – la riduzione del tetto della spesa farmaceutica territoriale (dall’attuale 13,3% della spesa sanitaria complessiva, al 13,1% nel 2012, al 11,5% dal 2013) non potrà che tradursi in maggiori ticket e minori farmaci in prontuario. Il cittadino dovrà pagare quote di compartecipazione sempre più elevate ovvero avere un minor numero di farmaci gratuiti. Di fatto per la farmaceutica saranno necessariamente rivisti al ribasso i LEA, livelli essenziali di assistenza. Il raddoppio del tetto della spesa ospedaliera costituisce la prova provata della difficoltà delle strutture pubbliche di gestire le risorse senza sprechi”. La spesa ospedaliera, infatti, a differenza della spesa per i farmaci distribuiti dalle farmacie “non è mai riuscita a rimanere nel tetto previsto ed è aumentata senza controlli. Nell’impossibilita’ di gestirla meglio, si aumentano le risorse ad essa destinate. Se il provvedimento passasse in questi termini – conclude Federfarma – equivarrebbe a dire che il Governo vuole sostituire i tagli lineari con tagli inversamente proporzionali agli sprechi senza pensare alla razionalizzazione della spesa e al bene del cittadino”. Sul fronte della politica, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, plaude all’iniziativa del Governo per la spending review ma contesta il metodo dei tagli lineari uguali per tutti, virtuosi e non virtuosi, e rilancia l’allarme proprio sulla sanità oltre che sul trasporto pubblico locale. “La spending review – spiega il Governatore – è una iniziativa giusta, doverosa, da condurre con coraggio, da affiancare alla dismissione del patrimonio pubblico non strategico. L’intero patrimonio vale 500 miliardi, equivalenti a 1/4 del debito pubblico nazionale”. L’allarme maggiore riguarda la sanità. “Il Governo ci aveva garantito un percorso fatto di confronto – rileva Formigoni – ma poi stamane è saltato inspiegabilmente l’incontro programmato con il ministro Balduzzi (spero che sia riconvocato in tempi rapidissimi)”. In tema di sanità, Formigoni ritiene corretto il metodo indicato da Bondi, che ha identificato 54 categorie merceologiche per poi effettuare un benchmark tra le varie regioni, calcolare la mediana e agire sullo scostamento da essa. Invece? “Se poi però si taglia, in maniera lineare, il Fondo sanitario – osserva Formigoni – alle buone intenzioni subentrano pessime realizzazioni. Va detto con chiarezza che per chi è virtuoso il taglio del FSN equivarrebbe a un taglio dei servizi, a danno dei cittadini. Se così dovesse essere, il Governo non si sottragga alla responsabilità di modificare, esso stesso, i LEA, cioè i livelli essenziali di assistenza”. Ma a questo Formigoni, come gli altri presidenti di Regione, non vuole arrivare e auspica una decisa azione in Parlamento per correggere un eventuale “decreto sbagliato”. Ancora più duro Nichi Vendola. “Penso che potremo tranquillamente restituire le deleghe relative alla salute”, qualora non vengano ridotti i tagli cosi’ come sembrano previsti nella spending review allo studio del Governo, dice il presidente della Regione Puglia. “Non me la sento – ha aggiunto – di fare l’amministratore fallimentare di un sistema sanitario non in grado di erogare i servizi ai cittadini”. A stemperare un po’ il clima ci ha provato il ministro della Salute Renato Balduzzi. “Nessuna chiusura automatica di ospedali verrà imposta da Roma”. “È sicuramente necessaria – ha detto – una riorganizzazione della rete ospedaliera che porti a una riduzione di costi di gestione e ad una maggiore appropriatezza delle prestazioni, in vista di un più stretto rapporto tra ospedale e territorio”. E – conclude il ministro – “Su questo il Ministero della salute ricoprirà un ruolo di stimolo e di vigilanza nei confronti delle Regioni, che su questa materia hanno piena responsabilità”.

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