Governance piccoli comuni: le proposte di ANCI (condivise dal Governo)

La intercomunalità può essere una grande opportunità per arrivare ad una gestione migliore dei servizi ai cittadini: il punto di vista dell’ANCI

24 Giugno 2016
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Regole di gestione dei comuni che hanno meno di 5mila abitanti: cominciano a concretizzarsi le ipotesi di cambiamento ipotizzate negli ultimi mesi. È ciò che affiora dal Forum sulle Gestioni associate organizzato a Roma dall’ANCI per discutere della sua proposta di riassetto della cooperazione intercomunale e delle istituzioni di base.
“L’ANCI chiederà al Governo di approvare un collegamento ordinamentale alla prossima Legge di Stabilità con cui mettere organicamente mano al tema delle gestioni associate. Non servono interventi spot o settoriali, abbiamo bisogno di una revisione complessiva, partendo eventualmente anche da un secondo tempo per la legge Delrio. Il tutto, però, con i tempi e le garanzie certi che derivano dalla legge di bilancio”. Ad affermare ciò è Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente del Consiglio Nazionale ANCI, in conclusione dei lavori relativi al Forum sulle Gestioni associate.
Lavori che sono culminati  con un appello nei confronti di Governo e forze parlamentari affinché si uniscano per arrivare entro la fine del 2016 ad una riforma chiara e precisa, prendendo come punti di partenza la proposta presentata dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani in merito alle gestioni associate per il riordino dellagovernance locale.
“Questo è il terzo appuntamento che viene organizzato per spiegare i termini della nostra proposta di riforma della governance territoriale. Ma ora – ha sottolineato il rappresentante ANCI – è finito il tempo dei seminari ed è arrivato quello delle decisioni concrete”. Anche perché “l’Associazione su questo tema negli anni non si è chiusa in un atteggiamento di tutela sindacale o corporativa, ma è stata da sempre in prima linea sul terreno dell’innovazione, rifuggendo le logiche dello status quo e – rivendica con orgoglio il sindaco etneo – sposando da subito il processo riformatore del comparto dei piccoli Comuni”.

“Passare dalla logica dell’aggregazione secondo il criterio demografico a quella per bacini omogenei” è quanto invece ribadito dal vicepresidente ANCI Matteo Ricci che ha evidenziato come il “tema dell’aggregazione comunale non riguarda solo i piccoli centri”. E questo “soprattutto nel momento in cui si affronta una riforma che andrà a svuotare il potere delle province che potrebbero persino scomparire dalla Carta Costituzionale”. Per il vice presidente ANCI, allo “svuotamento dei livelli di intermedi di governance territoriale non potrà che corrispondere il rafforzamento del ruolo dei comuni, a meno che non si voglia attribuire alle Regioni poteri gestionali, cosa – ha precisato Ricci – del tutto contraria alla logica della sussidiarietà secondo cui i servizi devono essere gestiti dagli enti più vicini ai cittadini, appunto i comuni”. I bacini, inoltre, “dovranno aggregare almeno tre funzioni, per non ingessare subito la loro funzionalità e partendo dalle funzioni di scuola e trasporti estendersi ad altre funzioni, all’interno di un quadro condiviso di regole  assolutamente necessario anche perché sul terreno assistiamo ad un panorama regionale alquanto frammentato, con Regioni che hanno legiferato in modo diverso ed altre che non lo hanno fatto”.

Al Forum è intervenuta anche il segretario generale ANCI, Veronica Nicotra, secondo la quale “la proposta è il risultato di una esperienza vissuta in questi anni come sistema dei Comuni a partire dal 2010 e quindi sono passati ben 6 anni di modifiche normative continue sul tema delle gestione associate. L’operazione dell’ANCI è culturale prima che istituzionale e fa tesoro della nostra esperienza e della consapevolezza che ormai tutti i sindaci sentono l’esigenza di mettersi insieme per gestire delle funzioni, ovviamente in un quadro normativo chiaro”. “Dobbiamo – ha continuato Nicotra – cogliere la proposta ANCI nella sua innovazione culturale di base, dobbiamo aiutare i sindaci a stare insieme e incentivare i processi, ponendo l’attenzione sulla autonomia e sulla responsabilità e incentivando tutta una serie di norme che non esistano ancora e che vanno introdotte in questo processo di gestione associata”.

La intercomunalità può essere una grande opportunità per arrivare ad una gestione migliore dei servizi ai cittadini ma va accompagnata da una serie di interventi mirati e, soprattutto, di politiche dedicate ai piccoli comuni: rappresentiamo il 52% del territorio nazionale ed offriamo servizi usando solo l’1% della spesa nazionale”. Queste le parole di Massimo Castelli, sindaco di Cerignale e coordinatore ANCI Piccoli Comuni. A confermare tale punto di vista è Dimitri Tasso, coordinatore Unioni dei Comuni dell’ANCI, il quale spiega: “Sui territori i sindaci sono paralizzati, a causa di un percorso sulle aggregazioni delle funzioni che da 25 anni si dimostra scivoloso e spesso deludente. Per questo ci auguriamo una riforma in tempi brevi, su cui da parte nostra c’è grande attesa”.

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