Gianni Letta e Chiodi: L’Aquila non è morta, i finanziamenti ci sono

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – «Non è vero che non ci sono soldi. Le risorse sono solo da spendere». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, risponde così alle ultime polemiche, in ordine di tempo, sul terremoto abruzzese. Insieme al presidente della Regione e commissario delegato per la ricostruzione, Gianni Chiodi, parla dello stato delle cose all’Aquila e dintorni, a due anni dal sisma. E punta il dito contro alcune amministrazioni locali, colpevoli di qualche lentezza nell’impiegare le risorse, non avendo completato per tempo tutti i passaggi burocratici necessari all’avvio dei cantieri per la ricostruzione degli edifici più danneggiati. Soprattutto, quelli del centro storico del capoluogo. Il quadro dei numeri viene composto da Chiodi. «Ad oggi tra emergenza e ricostruzione – spiega – abbiamo speso circa 1,4 miliardi». Poco più di 1,7 miliardi sono, invece, soldi liquidi che non sono stati ancora usati. «È denaro che – racconta il commissario – potremmo impiegare anche subito». Una buona fetta di questi soldi, circa 483 milioni, è di pertinenza della contabilità speciale per la ricostruzione. «Sono – spiega il capo della struttura tecnica di missione, Gaetano Fontana – soldi che trasferiamo ogni giorno per le scuole, le università, la riparazione e la messa in sicurezza di edifici, ma anche per interventi come la rimozione di macerie». Per arrivare a 1,7 miliardi bisogna includere anche i fondi della contabilità speciale per l’emergenza e quelli messi a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti. A questi, nel corso del 2011, il Cipe aggiungerà 1,5 miliardi. Se c’è tanto denaro, allora, perché ci sono difficoltà a spenderlo? «Il problema – spiega Chiodi – riguarda soprattutto gli edifici che sono stati classificati come “E”, cioè con il massimo livello di danni». Molti di questi fanno parte dei centri storici, dove è necessario che ciascun Comune predisponga un piano di ricostruzione prima di avviare i lavori. La situazione dei piani, ad oggi, è desolante. «I Comuni che devono consegnare questi documenti sono 57 – spiega Fontana -, ma attualmente non ce n’è neppure uno che lo abbia fatto. Sappiamo però di varie amministrazioni che stanno lavorando; 26 di queste hanno sottoscritto accordi con università». Tra gli inadempienti, preoccupa molto L’Aquila. «Per adesso – dice Chiodi – so che il Comune ha incaricato un architetto di redigere i piani lo scorso novembre e ce lo ha comunicato solo qualche giorno fa». Esiste, allora, qualche viscosità nella comunicazione tra le istituzioni, sebbene sia stato da poco aperto un tavolo tra tutte le parti coinvolte. «Il sindaco Massimo Cialente – racconta Letta – si era dimesso contro presunte inefficienze ma sabato è stata ricostituita una perfetta unità di intenti, si è unito al tavolo e ha ritirato le dimissioni». Se gli edifici più danneggiati accusano qualche ritardo, non è così per gli altri. «La ricostruzione va avanti. L’Aquila – dice Chiodi – ha grossomodo gli stessi residenti che aveva quando sono diventato commissario. Fuori dai centri storici, poi, sono stati avviati oltre 11mila cantieri». Gli fa eco Letta: «È tutto regolare, trasparente e documentabile». I cittadini che vivono in alberghi da febbraio scorso ad oggi sono calati dell’82%, come quelli nelle caserme (-77,7%) e quelli che godono di sussidi per una sistemazione autonoma (-50,7%). Guardando alle pratiche di richiesta di contributi per la ricostruzione avviate nel solo capoluogo, il punto dolente sono, ancora una volta, gli stabili classificati come “E”: appena 699 su 16mila. Un andamento sul quale ha inciso molto, oltre al problema dei piani di ricostruzione, anche la polemica con costruttori e progettisti. «Ci sono stati sottoposti 17 punti critici – racconta Fontana- da chiarire per avviare questa fase della ricostruzione. Dopo qualche discussione, abbiamo superato le difficoltà e adesso possiamo procedere». La prossima scadenza, a questo punto, è il 30 giugno, termine massimo per presentare le domande per gli edifici “E” fuori dai centri storici.

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