Gas, liberalizzazione in vista ma i comuni non cambiano

Fonte: Il Sole 24 Ore Sud

Ormai è fatta per il decreto dei ministeri dello Sviluppo economico e degli Affari regionali sulla determinazione di 177 ambiti territoriali minimi (Atem) per la distribuzione del gas. Il decreto era atteso da tempo per sbloccare la liberalizzazione delle forniture a famiglie e imprese e arriva nel pieno della crisi libica. Ma gli eventi internazionali non hanno imposto accelerazioni: la materia è slegata dall’approvvigionamento, anche ora che il gasdotto South Stream dalla Libia è bloccato. Così gli operatori della distribuzione, che si preparano a contendersi la gestione delle reti negli ambiti attendono di più l’elenco dei comuni che ne faranno parte. Serve per capire quanto occorrerà investire in ciascuno (ogni comune ha una situazione peculiare, per capillarità della rete e condizioni di manutenzione). «Entro un paio di mesi completeremo tutti i passaggi», assicurano al ministero dello Sviluppo economico. Ma c’è ancora incertezza sul quadro normativo complessivo e si rischia di andare a regime solo tra 12 anni, quando scadranno le ultime concessioni comunali, che stanno andando in gara proprio ora. Il fenomeno delle gare “in extremis” è piuttosto diffuso al Sud (si vedano gli altri articoli in pagina). Ci si dovrebbe fermare subito per passare alle gare d’ambito, ma «il principale problema è nella diversa tempistica dei decreti interministeriali», dice Giorgio Galvagno, delegato Anci ai Servizi pubblici locali e sindaco di Asti. Il decreto di individuazione degli ambiti «prevede la possibilità di portare a termine solo le gare con bando pubblicato prima della sua entrata in vigore. Non si tiene conto, però, che mancando gli altri atti non ci sono, di fatto, condizioni per procedere a gara d’ambito, così i comuni possono decidere se indire la loro gara o attendere il completamento del quadro normativo Atem. Ciò genererà vari contenziosi, che l’Anci voleva assolutamente evitare». Il ministero dello Sviluppo economico (Mse) fa notare che il pacchetto precedente con 127 ambiti era completo e la scelta di portarli a 177, di fatto, ha portato a un’inevitabile dilazione dei tempi. E alle preoccupazioni di un “vuoto amministrativo”, non essendo i decreti concomitanti, e alla spinta in avanti dei comuni, il Mse replica sottolineando che questo era inevitabile. «Si verificheranno all’interno degli ambito una sorta di enclavi dovuti agli enti locali che si sono lanciati nel fare gare singole. Se con la nuova normativa, il vincitore della gara per ambito sarà lo stesso, nessun problema, altrimenti questo comune rimarrà isolato e tali enclave saranno riassorbiti nei 12 anni. Ma l’Autorità potrebbe anche predisporre meccanismi incentivanti per favorirne l’uscita anticipata». Le società distributrici sono caute. «Per quanto riguarda le gare di ambito – sottolinea Narciso Prieto Carbajo, amministratore delegato di Gas Natural Distribuzione Italia spa, filiale della multinazionale spagnola, operatore di punta con base ad Acquaviva (Bari) e unica azienda di rilievo che rilascia dichiarazioni – parteciperemo a tutte quelle che presenteranno motivi di interesse. Lo scenario oggi è favorevole agli operatori più efficienti: in questo senso mi pare abbiano lavorato governo e Aeeg per la riforma del settore. Le regole definite ci auguriamo diventino presto operative; la tendenza a correggere l’eccessiva frammentazione della distribuzione e altre evidenze sono fatti che aumentano la propensione a investire». Ma a che punto è l’iter normativo? Dopo la lunga permanenza alla Corte dei conti, motivata con una sua richiesta di documentazione integrativa, il prossimo atteso passaggio, sarà il cosiddetto decreto ambiti 2, con l’elencazione dei comuni. Il provvedimento già presentato, dovrà solo essere comunicato alla Conferenza unificata (non occorre il parere, anche se si tenderà a una soluzione condivisa), prima della firma dei ministri Romani e Fitto. Quanto all’individuazione dei comuni per ambito, il numero dipende da distribuzione dei clienti e caratteristiche del territorio. Si parte dalla suddivisione originale dei 127 ambiti e si dividono solo i 40 che non soddisfano il criterio addizionale sulla limitazione al numero dei comuni (il più vicino possibile a 50 ma con almeno 50mila clienti). Si terrà conto dei comuni montani e non montani; la suddivisione nord-sud o ovest-est sarà in base alla forma dell’ambito originale; la concidenza con aree tipiche con caratteristiche storico-morfologiche omogenee; un confine importante (un fiume, autostrada,strada statale) o i bacini Cipe del Sud. Quanto agli altri atti della riforma, il regolamento sui criteri di gara è stato esaminato dall’ufficio legislativo del Mse ed è imminente l’invio al Consiglio di Stato per il parere, mentre il decreto tutela occupazione è ancora fermo al ministero del Lavoro, pare per perplessità del ministro Maurizio Sacconi.

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