Franceschini: Da Brera a Tor Sapienza, un miliardo per la cultura pronto da subito

Tutti gli interventi previsti dalla delibera del Cipe del 1° maggio

3 Maggio 2016
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Ci sono i tesori della cultura dell’Aquila, in parte rimasti al palo nelle travagliate vicende della ricostruzione post terremoto. Ma anche il sogno di completare la Grande Brera, annunciato e poi rimasto in attesa per decenni. Senza parlare della famigerata ‘Ala Cosenza’ della Galleria d’Arte Moderna a Roma, ampliamento avviato negli anni ’60, aperto e subito richiuso e poi di fatto rimasto a marcire tra topi e calcinacci. “Niente piccoli interventi” per il miliardo destinato alla cultura dal Cipe, i soldi, assicura il Ministro Dario Franceschini, serviranno per completare “grandi progetti incompiuti in tutto il Paese”.
Interventi “sognati, tenuti nei cassetti, ma che non hanno mai trovato le risorse necessarie”, precisa. Mentre garantisce che questa volta davvero non sarà così: “si parte subito, sulla base di progetti già fatti e con fondi già disponibili, e sul procedere dei lavori piena trasparenza, come a Pompei” Insomma “una svolta”, ripete orgoglioso il Ministro, “la più grande operazione di intervento sul patrimonio dei beni culturali della storia repubblicana”.

Quindi si parte, con tabelle di marcia diverse che per alcuni progetti prevedono la fine lavori in due anni, per altri di più visto che il piano, 33 progetti in tutto ripartiti in 13 regioni dalla Lombardia alla Puglia, viene finanziato grazie al Fondo Coesione e Sviluppo 2014-2020.
Franceschini li elenca tutti, mentre sul grande schermo montato tra le boiserie centenarie del Collegio Romano, scorrono immagini e slide. Pochi particolari, per citare tutti si procede per titoli. Partendo dalla ferita ancora aperta dell’Aquila squassata dal terremoto, dove 30 milioni serviranno per il completamento del restauro delle mura cittadine, del Duomo e di S. Maria a Paganica, per arrivare ai 70 milioni destinati al Ducato Estense, anche lì per i danni provocati dal sisma.
In mezzo c’è di tutto, dai progetti enormi, come quello per il restauro della Cittadella di Alessandria (“25 milioni non potranno bastare, sono un inizio”) fino al recupero del Convento nell’isola di San Nicola, alle isole Tremiti che può diventare, sottolinea Franceschini “luogo di residenza e di attività”.

Tra i più attesi, ci sono i 40 milioni “che consentiranno di completare a Milano La Grande Brera, grazie anche all’accordo raggiunto per spostare una parte dell’Accademia nella Caserma Mascheroni, ma anche i 60 mln a Firenze per completare finalmente l’Auditorium, oltre ai 40 per i Grandi Uffizi. Nuove risorse arriveranno in Campania per Pompei (40 mln per Grande progetto, prorogato al 2018), Ercolano (10 mln), la Reggia di Caserta (40 mln) Paestum (20 mln per ristrutturare tra l’altro l’ex opificio della Cirio) ma anche a Napoli per i musei di Capodimonte (30 mln) e Archeologico (20) e per il Parco Archeologico dei Campi Flegrei (25 mln) che diventa autonomo.

Finalmente si recuperano alla Maddalena gli spazi dell’ex Arsenale (15 mln) simbolo degli sprechi del G8. Mentre a Trieste c’è la sfida del rilancio del Porto Vecchio (“Uno degli interventi più importanti degli ultimi anni”) e a Genova il progetto condiviso per il nuovo waterfront disegnato da Renzo Piano. Senza dimenticare il già annunciato restauro del carcere borbonico di Ventotene.
Una parte importante, sottolinea Franceschini, riguarda le periferie urbane, “a cominciare da Roma dove si stanziano 40 mln per il recupero del complesso Cerimant di Tor Sapienza”, una volta di proprietà dei militari, oggi del Mibact: qui, anticipa il Ministro, il progetto prevede “un’operazione inedita in Italia”, ispirata al celeberrimo Spazio 104 di Parigi, ex obitorio che la municipalità francese ha riqualificato destinandolo ad arte e creatività. L’idea è quella di farne un ‘antimuseo’, spiega, “forse la prima grande sfida di un contenitore d’arte e creatività nelle periferie”.

Tant’è, l’elenco è lunghissimo e il Ministro ribadisce l’idea della ‘svolta’, anche se nel settore, gli viene fatto notare, il malumore non manca, tanto che il 7 maggio a Roma è prevista una manifestazione per denunciare l”Emergenza Cultura. “Il salto di qualità è inoppugnabile”, sottolinea Franceschini, per la cultura in Italia nessun governo “ha mai investito tanto”.

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