Federalismo, l’imposta è comunale

Fonte: Italia Oggi

Lo schema di decreto legislativo sul federalismo fiscale, adottato dal Consiglio dei ministri lo scorso 4 agosto e adesso in attesa del parere della Conferenza unificata Stato-Regioni-Autonomie locali, contiene una curiosa anomalia linguistica, fin dal titolo. Vi si legge, infatti: «disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale». Il termine «municipale» torna poi nell’articolato, sia di nuovo riferito al federalismo (così è nella rubrica dell’art. 3: «Federalismo fiscale municipale a regime»), sia, soprattutto, nella denominazione tanto dell’«imposta municipale propria» (art. 4, 5, 6 e 8), quanto di quella dell’«imposta municipale secondaria facoltativa» (art. 7). Comune e municipio non sono sinonimi. Tradizionalmente «Comune» e «Municipio» si sono considerati sinonimi, così nella legislazione come nel parlar quotidiano. L’organo esecutivo del Comune era definito Giunta municipale. In particolare, Municipio era la casa comunale (quest’ultima era altresì una denominazione in uso), la sede fisica del sindaco e degli uffici principali. Adesso, però, occorre rifarsi al testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, adottato col decreto legislativo n. 267 del 2000. Nei 275 articoli di tale testo unico le parole «Comune» e «Municipio» non sono per nulla sinonimi, come conferma la considerazione che il termine «municipale» si trova una sola volta, riferito ad «aziende municipali». Il Comune è definito all’art. 3, comma 2: «Il comune è l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo». I Municipi (non a caso il termine è al plurale) sono identificati nell’art. 16. «Municipi 1. Nei comuni istituiti mediante fusione di due o più comuni contigui lo statuto comunale può prevedere l’istituzione di municipi nei territori delle comunità di origine o di alcune di esse. 2. Lo statuto e il regolamento disciplinano l’organizzazione e le funzioni dei municipi, potendo prevedere anche organi eletti a suffragio universale diretto. Si applicano agli amministratori dei municipi le norme previste per gli amministratori dei comuni con pari popolazione». Municipio è l’articolazione di un Comune. Dunque, Municipio è l’articolazione di un Comune; anzi, di un Comune che nasca dalla fusione di più Comuni. Invero, a Roma (ora in attesa dell’approvazione dello specifico decreto legislativo sulla capitale, venerdì scorso adottato dal governo) da qualche tempo le Circoscrizioni sono denominate Municipi, pur non trovandosi il Comune di Roma nella condizione di cui al prima riportato art. 16. A Napoli, tanto per fare un’altra cosa originale, gli organi del decentramento si definiscono invece Municipalità, come del resto a Venezia. A Milano ci sono i Consigli di zona. A Genova, invece, si chiamano Municipi (il Comune fu ingrandito con una ventina di Comuni minori, ma nel lontano 1926). Definire l’imposta «comunale» è scorretto. Come che sia, definire «municipale» le due nuove imposte (la «propria» e la «secondaria facoltativa») è scorretto, posto che l’aggettivo dovrebbe riferirsi esclusivamente a un’articolazione subcomunale. Ergo, la dizione corretta dovrebbe essere quella di «comunale», fin dal titolo: «federalismo fiscale comunale»; e poi «due nuove forme di imposizione comunale: a) una imposta comunale propria; b) una imposta comunale secondaria facoltativa». Così, a ogni occorrenza della parola «municipale», impropria, andrebbe inserita l’esatta denominazione «comunale». Tutta colpa dell’Ici? Si può tentare una spiegazione a questa curiosa intromissione di un termine scorretto: si è voluto evitare qualsiasi assonanza con l’Ici, imposta comunale sugli immobili. L’Ici è ancora viva e vegeta, posto che è stata soppressa soltanto per la prima casa (e fra l’altro con rilevanti eccezioni). Il governo ci tiene a menar vanto di tale soppressione, giustamente, e quindi teme qualsiasi accusa di volerla reintrodurre. Dunque, si è preferito non far cenno al termine «immobile» nella denominazione dell’imposta, e l’uso della parola «”municipale» rende il balzello ancor più lontano, nella normale comprensione, dall’Ici.

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